«Di previdenza si parlerà dopo lo sciopero»

Questa, almeno, è la sua intenzione, nella speranza di ricevere dai sindacati proposte che possano migliorare il provvedimento. Secca la risposta di Cgil, Cisl e Uil, che ribadiscono: un confronto è possibile solo se il governo ritira la riforma e si ricomincia a discutere da zero. E mentre il ministro del Welfare si dice convinto che i «superincentivi» per chi resta al lavoro verranno utilizzati dal 70% dei pensionandi, il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Pedro Solbes, parla di «riforma delle pensioni utile ma transitoria», perché incide solo sull'evoluzione della spesa e non sul monte-pensioni. Intento, Un apprezzamento a Tremonti per la riforma delle pensioni, e soprattutto perché ha fortemente voluto collegare la manovra delle pensioni alla Finanziaria 2004, è arrivato dal presidente dell'Unione industriali di Roma, Giancarlo Elia Valori. L'emendamento del governo, che prevede dal 2004 incentivi per chi resta al lavoro e dal 2008 l'innalzamento dell'anzianità contributiva minima da 35 a 40 anni non è ancora in Parlamento, ma sul tavolo del titolare del Welfare. «Ce l'ho sulla mia scrivania - ha detto Maroni - e non penso che lo presenterò in Parlamento prima del 24 ottobre, giorno dello sciopero, perché voglio ostinatamente sperare che il sindacato sia disponibile a discutere». Poi spiega: «Aspettavo che il presidente del Senato decidesse se l'emendamento è o no collegato alla Finanziaria. Se il Parlamento me lo chiede, glielo mando, ma se non me lo chiede lo tengo sulla scrivania per consentire ai sindacati, se lo vorranno, fino allo sciopero generale, di migliorarlo e di modificarlo». Poi il ministro non rinuncia a una stoccata: «Chi critica il governo faccia proposte alternative e non solo affermazioni generiche e poco serie, perché altrimenti è solo critica pretestuosa e ideologica». Di «atteggiamento responsabile» parla il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, per il quale «se è possibile riguadagnare un margine di concertazione dopo lo sciopero proclamato per il 24 ottobre, è sicuramente opportuno andare a verificarlo. L'importante - ha aggiunto - è che questi passaggi siano passaggi trasparenti e rivolti verso l'esterno, e non all'interno della maggioranza». Ma Cgil, Cisl e Uil respingono quella che ritengono l'ennesima falsa apertura del ministro, insistendo sul fatto che la riforma va azzerata: solo così - ripetono in casa sindacale - è possibile riprendere un confronto serio, e non sui fatti compiuti. «Sono impegnato a organizzare lo sciopero del 24 ottobre, l'unico impegno che ho in questo momento», ha sottolineato il leader della Cisl, Savino Pezzotta, per il quale «dopo il 24 ottobre potrò pensare a Maroni, ai Ds ed al resto». Intanto, il segretario confederale di via Po, Pierpaolo Baretta, ha ribadito: «Sarebbe meglio che il governo rinunciasse ad insistere con questa riforma sbagliata e che non sta in piedi, e invece ricominciasse da zero un confronto con i sindacati, individuando obiettivi e soluzioni più eque». Si tratta della stessa posizione di Cgil. «Il governo - ha ripetuto il suo leader, Guglielmo Epifani - deve ritirare la sua proposta sulle pensioni per poter riaprire una discussione: dentro lo schema governativo non siamo disposti a discutere. Questo perché si tratta di una proposta che non va bene nell' impianto, nelle scelte. È una riforma totalmente ingiusta, non equa, sbagliata, che serve solo a far cassa». Anche il numero due della Uil, Adriano Musi, chiede con forza «la riscrittura di una riforma sbagliata».