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A Palermo nuova «rivolta» dei pm contro il procuratore Grasso

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Ma frattanto il dossier si è arricchito di un nuovo documento a firma del procuratore aggiunto Roberto Scarpinato - che insieme con l' altro aggiunto Guido Lo Forte è stato estromesso dalla Dda sulla base della nuove «tabelle» fissate dal Capo dell' Uffico, Pietro Grasso. Nella lettera, indirizzata al vice presidente Virginio Rognoni, Scarpinato, magistrato di punta del pol antimafia della Procura, torna a chiedere di essere ascoltato dall'organo di autogoverno, insieme ad altri colleghi palermitani, e ribadisce quelle che a suo avviso sono «le tensioni interne» - che ormai da mesi hanno tolto serenità all' Ufficio - e che non sono frutto di «contrapposizioni personalistiche», nè possono essere affrontati da una visione di burocratica revisione delle tabelle di attribuzione degli incarichi. Ma c'è un secondo documento sul quale il Csm sembra destinato a dovere prendere posizione. Si tratta di una lettera a firma del procuratore aggiunto Guido Lo Forte e dei sostituti Antonio Ingroia e Domenico Gozzo indirizzata al procuratore Grasso, nella quale si espone uno «stato di grave perplessità e profondo disagio». Il documento è stato comunque inoltrato anche a tutti i magistrati della Direzione distrettuale antimafia. Lo Forte, Ingroia e Gozzo nel documento prendono spunto dalle inchieste sui mandanti occulti delle stragi mafiose del 1992-93, in quanto titolari di due fascicoli collegati agli atti istruiti a Firenze e Caltanissetta, relative alle «responsabilità esterne» a Cosa Nostra, anche per l' uccisione di Salvo Lima e ad una ipotetica trattativa tra «settori delle istituzioni» ed i boss. A Grasso i tre Pm contesterebbero di avere partecipare nel luglio scorso a una riunione a Roma della Superprocura nazionale con i colleghi di Firenze e Caltanissetta, senza darne notizia ai colleghi titolari delle inchieste, così contravvenendo alla «regola della circolazione delle informazioni all'interno della Dda». Questa contestazione risale per altro già ad alcuni mesi fa, e Grasso obiettò allora che l' incontro romano era stato soltanto di carattere «interlocutorio», motivo per il quale non li aveva convocati. Invece, secondo Lo Forte, Ingroia e Gozzo durante quel vertice investigativo romano avvenne un scambio di atti e documenti rilevanti per le loro indagini, che Grasso non avrebbe provveduto a notificare ai Pm titolari dei fascili palermitani neppure in seguito alle prime rimostranze dei pm. Solo nelle settimane scorse i tre Pm sono venuti a conoscenza degli adempimenti romani e scrivono nella lettera che i documenti acquisiti dal capo della Dda (in particolare le richieste di archiviazione delle Procure di Caltanissetta e Firenze, che tuttavia contemplano anche nuove spunti investigativi) sono stati allegati ad un altro fascicolo. Lo Forte, Ingroia e Gozzo individuano dunque un «fascicolo parallelo» mentre invece tutti i nuovi elementi andava ricondotto ai loro atti. In pratica, sono giunti all'anticamera della restituzione della delega delle inchieste collegate alle stragi di mafia e chiedono di discuterne col procuratore e gli altri aggiunti e sostituti alla prossima riunione della Dda.

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