Sindacati e sinistra Ds bocciano Fassino
Per Salvi la riforma deve essere nettamente alternativa a quella della destra
Dopo il no di Verdi e comunisti italiani anche il «correntone» Ds, che rappresenta l'ala sinistra della Quercia, ha posto un chiaro stop a possibili aperture sulla riforma proposta dal governo. Ieri Cesare Salvi e Giorgio Mele hanno infatti ribadito che «dovere del centrosinistra è predisporre una riforma diametralmente alternativa al progetto della destra. Non ci può essere disponibilità ad aiutare la destra e se le parole di Fassino dell'altro giorno significassero questo è chiaro che saremmo nettamente contrari». Da qui l'invito all'Ulivo «a sostenere senza se e senza ma la mobilitazione e lo sciopero generale del 24 ottobre, le pensioni vanno aumentate e non ridotte». La pensa così anche il sindacato. Ieri Luigi Angeletti ha ribadito che «il sistema previdenziale non ha bisogno di tagli», mentre la Cgil ha avvertito che «la gradualità di cui si discute non rende certo accettabile il piano del governo. La riforma va semplicemente ritirata». Cercare accordi su questo punto da parte dell'Ulivo sarebbe quindi sbagliato e non farà certo cambiare atteggiamento al sindacato. Nel mirino della Cgil Fassino è finito anche per le sue valutazioni su interventi alle pensioni del pubblico impiego. Per Laimer Armuzzi, segretario generale della Funzione Pubblica Cgil, «le parole di Fassino sono state forse dettate da un 'eccesso di passionè ma ci obbligano a ribadire che con la riforma Dini i trattamenti pensionistici del settore pubblico sono stati equiparati al privato». Motivo per cui in presenza di nuovi interventi «lo sciopero del 24 ottobre vale per l'oggi contro Berlusconi ma anche per qualsiasi futura maggioranza». La questione previdenziale continua ad agitare anche le acque parlamentari. Ieri il presidente del Senato, Marcello Pera, non ha sciolto l'interrogativo se sia possibile affrontare l'esame della delega congiuntamente alla Finanziaria. Ma senza l'arrivo della parte previdenziale della manovra l'opposizione ha deciso di opporsi all'avvio dei lavori parlamentari. «È inaccettabile - ha spiegato Paolo Giaretta, relatore di minoranza della Finanziaria - partire prima che sia presentato l'emendamento del governo sulle pensioni». Per il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, sul tema delle pensioni «è necessario non esasperare i rapporti con le parti sociali, con le quali il dialogo deve essere mantenuto aperto. Per questo è necessario riflettere su qualsiasi ipotesi di gradualità o di anticipazione della riforma. E non perdere mai d'occhio l'obiettivo finanziario del provvedimento».