Il presidente dei centristi: «Non ci sarà una nuova maggioranza, il Carroccio resterà»
Non gonfiamo una tempesta in un bicchiere d'acqua...» Guardi, la tempesta è sull'immigrazione, mi sembra però che vada molto al di là del tema specifico. «Va al di là dell'immigrazione. Mette in evidenza dei problemi che devono essere affrontati e risolti. Ma certamente non si affrontano e non si risolvono con una crisi. È come dire a uno che ha il raffreddore: allora la soluzione è l'eutanasia. Ci penserei un attimo prima di proporlo». Non si è mosso un meccanismo che alla fine rischia di travolgere tutto il centro-destra? «Infatti, bisogna tenere i nervi a posto». E oggi lo sono? «I miei nervi sono a posto, mi auguro che anche quelli degli altri lo siano». Sarete calmi, ma alla fine la spallata al governo c'è. «Che ci fosse qualcosa che non andava era chiaro da tempo. Credo di avere dato segnali di allarme in epoca non sospetta. A qualcuno non sono piaciuti. Mi hanno preso per il solito democristiano che cerca il rimpasto di governo per qualche poltrona in più. Non è così. C'è qualcosa da aggiustare nella struttura della maggioranza. E il punto di partenza è l'inquietudine della Lega. Vedo che tutti quanti oggi se la prendono con Gianfranco Fini, ma è sbagliato». Sarà sbagliato, ma è stato lui a mettere in moto tutto. «Non lui, la Lega. Che non può stare nel governo con due piedi fuori e un pugno dentro. Perché evidentemente, visto che nessuno ha voglia di prendersi un pugno in faccia, il pugno verrà restituito e la Lega finirà fuori dal governo. Molti avvertimenti sono stati lanciati. Adesso siamo in una situazione in cui la Lega trova qualcuno che le rende pan per focaccia. Se Bossi non si sente vincolato dal patto di governo, allora non lo sono neanche gli altri». Appunto, che cosa accadrà se una maggioranza diversa voterà in Parlamento la legge sul voto agli immigrati? «Non succederà nulla. Non fa parte del patto di governo, nessuno si è impegnato su questo. E che cosa fa la Lega, per dispetto? Vota la sfiducia all'esecutivo? E manda in frantumi la formula politica della Casa delle libertà? Se lo farà si assumerà una gravissima responsabilità. E poi la proposta Fini non è mica tanto scandalosa...». La fermo subito, non è il merito, ma la forma. Il momento in cui lanciare questa sfida, che fa problema. «Ma come, la Lega non si vuole moderare? Allora non può chiedere moderazione agli altri. Come succede in una famiglia, dove il capofamiglia ha un figlio manesco? Molte volte gli ha chiesto di smetterla, e alla fine magari ci pensa un fratello, che rende pan per focaccia». Non è che volete la crisi, sperando pure che la faccia Bossi? «No, no. Noi non vogliamo la crisi. Vogliamo che Bossi si moderi. E discutere insieme come portare avanti il programma, adattandolo anche alle circostanze che sono cambiate. Perché noi abbiamo fatto un programma da 5 anni di vacche grasse. E invece abbiamo avuto due anni e mezzo di vacche magre». Eccolo il punto. Non è Bossi nel mirino, ma l'asse Bossi-Tremonti-Berlusconi... «Mi considero un amico vero di Giulio Tremonti. Gli ho sempre detto che lui non deve apparire il garante di una relazione privilegiata con Bossi. Il ministro del Tesoro deve essere egualmente amico di tutte le forze della coalizione. Anche perché nello stesso tempo è ministro del Bilancio, delle Finanze, del Mezzogiorno, delle Partecipazioni statali. Tremonti non può avere un rapporto privilegiato con Bossi». Ma Bossi ce l'ha con lui... Guardi, Bossi ora non deve andare a nascondersi dietro Berlusconi. Perché quando lui andava in giro a menare botte ai fratelli rifiutava gli inviti del padre a comportarsi bene. Adesso che ha preso una botta lui, corre frignando a dire "Berlusconi deve rispondere, è un attacco a Berlusconi..."». Mi sembra che ci azzecchi... «Non è affatto un attacco a Berlusconi». Non mettete il presidente del Consiglio in una posizione facile.