Penalisti, sciopero per le promesse non mantenute
In altre parole, per sollecitare la separazione delle carriere in magistratura, una riforma «indispensabile» per assicurare la terzietà e l'imparzialità del giudice. È la terza volta che quest'anno l'Unione delle Camere penali ricorre allo strumento dell'astensione dalle udienze per chiedere carriere separate per giudici e pubblici ministeri: lo ha già fatto a maggio e a giugno, scioperando per otto giorni. «Non difendiamo gli interessi di una categoria professionale, ma quelli di tutti gli italiani, che hanno diritto ad un sistema giudiziario moderno, equo, democratico, in una parola a quel «giusto processo» che oggi è previsto dalla Carta fondamentale, ma non è realizzato in concreto - ha scritto qualche giorno fa il presidente dell'Ucpi, Ettore Randazzo (nella foto), in una lettera aperta indirizzata al capo dello Stato -. La VII disposizione transitoria della Costituzione reclama da oltre 50 anni l'adeguamento in senso democratico dell'ordinamento giudiziario e l'articolo 111 della Costituzione impone la terzietà del giudice rispetto alle altre parti del processo: questi sono i motivi che ci spingono a chiedere, insieme ai milioni di italiani che in questo senso si espressero tre anni fa con un referendum, che le carriere dei giudici e dei pubblici ministeri siano separate». I penalisti accusano il presidente del Consiglio di non aver mantenuto gli «impegni» presi con loro proprio sulla questione della separazione delle carriere. Le assicurazioni di Berlusconi - hanno scritto nel documento con il quale hanno proclamato la protesta - «dopo essere state sconfessate dagli alleati di governo sono state definitivamente tradite». Tra i motivi della protesta anche i tagli al servizio giustizia: sono state «ulteriormente ridotte - denunciano gli avvocati - le già magre risorse destinate all'amministrazione giudiziaria», un settore «la cui inefficienza è da decenni endemica». Ieri Randazzo è tornato a rimarcare la delusione degli avvocati. «Berlusconi ci aveva promesso la separazione delle carriere ed è stato clamorosamente smentito anche dai suoi alleati. Mi domando perchè prenda impegni che non può mantenere» ha detto, ricordando i due incontri avuti a maggio e giugno a Palazzo Chigi, nel corso dei quali «il premier ci aveva assicurato la separazione delle carriere. Un impegno ribadito a "Porta a Porta"». Ma anche l'atteggiamento assunto da Berlusconi in occasione del referendum promosso dai radicali: «Allora - dice - invitò gli elettori ad andare a mare, perché ci avrebbe pensato lui ad introdurre la separazione delle carriere. E invece». A Berlusconi e alla sua maggioranza i penalisti non rimproverano solo le riforme mancate: «Non solo non si fanno le riforme, ma si allontana la possibilità di realizzarle» denuncia Randazzo. Intanto, il direttore del Dap, Giovanni Tinebra, si oppone fermamente all'idea lanciata Nicosia, in Sicilia, a conclusione del secondo congresso nazionale di diritto penale dal penalista e docente universitario Adelmo Manna. Un'Authority che controlli le fughe di notizie? «No, grazie - dice - perché potrebbe sembrare un tentativo di condizionamento di magistrati e giornalisti».