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Uniti sulla previdenza ma spaccati sui metalmeccanici

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I metalmeccanici, con il recente contratto separato, rimangono la ferita aperta che divide Cgil, Cisl e Uil. Si misura a Capri sul palco del convegno degli industriali under 40, lo stato di salute dell'unità sindacale, mentre procede il conto alla rovescia per la grande prova di forza del 24 ottobre, quando si terrà lo sciopero generale. E a tratteggiare lo status quo su ciò che divide e su ciò che unisce le tre confederazioni sono due dei principali protagonisti: il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, che torna in un'assise confindustriale dopo anni di assenza, e quello della Uil Luigi Angeletti. Il primo a tracciare un bilancio è Angeletti nel corso della tavola rotonda. «Abbiamo il problema di avere una differenza di opinioni su che tipo di società ci aspetta nel ventunesimo secolo - afferma il leader della Uil -. Sono ottimista anche se c'è da superare una cultura residuale, figlia di una storia che parte dall'idea che lo Stato sia il regolatore della vicenda sociale, collettiva e individuale». E poi la parola passa ad Epifani: «Abbiamo tante cose che ci uniscono e qualcosa che ci divide. Nutriamo una comune preoccupazione sulla situazione in Italia che ci ha portato a firmare un patto sulla competitività; siamo d'accordo sulla necessità di una politica dei redditi che tenga sotto controllo tariffe, prezzi e inflazione». Ma, e così il numero uno mette il dito nella piaga, «stiamo litigando per i metalmeccanici e il vero problema è che questo conflitto finisca col riversarsi sui lavoratori e sull'impresa». Immediata la risposta di Angeletti. «C'è un problema serio e drammatico: che è quello dei metalmeccanici - sostiene il leader della Uil -. Abbiamo la sgradevole sensazione che la Fiom più che con Federmeccanica se la prenda con Fim e Uilm». Tuttavia, come puntualizza Angeletti, «con Cgil non pensiamo ad una alleanza momentanea e strumentale, penso che si possa realisticamente costruire una strategia in grado di preservare diverse sensibilità». Metalmeccanici, ma non solo. L'altro scoglio che divide Cgil, Cisl e Uil rimane la riforma del mercato del lavoro. E lo ricorda Epifani. «Non siamo d'accordo sull'impianto della legge 30 - sostiene -. C'è troppa precarietà e non siamo d'accordo a un sindacato che gestisca le assunzioni. Lo diciamo con grande onestà e chiarezza».

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