D'Amato, pace fatta col governo
Ma per affrontare di petto i problemi occorre stabilità politica, un buon governo che non indugi nelle scelte e dialogo sociale». Antonio D'Amato approfitta della giornata conclusiva del convegno di Capri dei giovani industriali, per lanciare un monito al governo e ai sindacati. È il momento di "fare squadra" di abbandonare le sterili polemiche e di concentrarsi sul futuro del Paese facendo ognuno la propria parte. D'Amato rilancia l'allarme per le "troppe incertezze e i tempi lunghi". Non c'è più tempo da perdere. Le riforme sono un «imperativo categorico, bisogna farle subito e non ci si può illudere di avere il consenso di tutti. Arriva un momento in cui occorre prendersi delle responsabilità». Questo vale per la maggioranza che «deve essere coesa sulle decisioni da prendere» e per l'opposizione che «deve entrare nel merito delle questioni senza polemiche pregiudiziali». Ma anche il sindacato deve essere più responsabile. «Non ci sono scioperi da fare ma un confronto serio dialogando sulle proposte» manda a dire a Cgil Cisl e Uil che anche ieri hanno ribadito l'inevitabilità dello sciopero del 24 ottobre. D'Amato poi è tornato sulla riforma delle pensioni. Bene il messaggio del premier Berlusconi in tv che «così ha assunto una posizione forte e ha impegnato il governo», ma partire dal 2008 «è tardi». A chi solleva la critica di una riforma fatta per far cassa, D'Amato risponde che bisogna abbandonare queste ipocrisie. «È meglio far finta di non vedere il condono necessario per le ristrettezze di cassa o affrontare la riforma delle pensioni subito?». E poi quello delle pensioni è un problema soprattutto di equità sociale perché in questo modo «stiamo condannando i giovani a pagare le pensioni dei padri». Ma D'Amato lancia un messaggio anche agli imprenditori perché in un momento di difficoltà siano capaci a «rinunciare alle piccole rendite diposizione, a piccoli vantaggi e favori in cambio di un Paese più forte e competitivo». Serve l'impegno di tutti per rendere il Paese un «grande giocatore d'Europa» e nessuno si può illudere che la ripresa internazionale risolva tutti i problemi. Ma se il presidente della Confindustria invita al dialogo i sindacati ribadiscono fermi lo sciopero. «Il nostro è uno sciopero di proposta» afferma il leader della Uil Angeletti che definisce «priva di fondamento l'ipotesi di revoca della mobilitazione. Semmai se ne potrebbe parlare qualora il governo decidesse di revocare il provvedimento». Ma Angeletti è critico anche con il Governatore della Banca d'Italia. «Le posizioni di Fazio non sono sempre condivisibili. Il Governatore, si occupa troppo di politica economica. Un conto è farla nell'ufficio studi un conto è assumersene la responsabilità sapendo quali sono le conseguenze sulle persone». Irremovibile anche il leader della Cgil Epifani. «Lo sciopero è una risposta corretta a una Finanziaria e alla riforma delle pensioni che non ha da noi un solo punto di consenso». L. D. P.