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Berlusconi promette ritocchi alla devolution Le maggiori critiche sono al Senato federale

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Varate le riforme istituzionali

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Assi portanti il Senato federale, la nuova conposizione della Corte costituzionale, le procedure di elezione ed i poteri del Capo dello Stato, i poteri del presidente del Consiglio, che diventa un primo ministro, nonchè l'attribuzione di competenze legislative esclusive alle regioni in alcune materie come l'istruzione, la sanità e la polizia locale. La riforma passa ora all'esame del Parlamento con la procedura prevista per i disegni di legge costituzionali: l'approvazione da parte di ciascun ramo con due distinte e successive deliberazioni ( ad intervallo di almeno tre mesi) assunte a maggioranza assoluta di ciascuna Camera. Il Consiglio dei ministri ha convenuto che gli indirizzi espressi nei giorni scorsi dalle regioni troveranno recepimento in sede di discussione parlamentare, anche sotto forma di emendamenti. Berlusconi infatti promette alle Regioni che il parlamento accoglierà le loro richieste di modifica al disegno di legge costituzionale. Ma sono state molte le critiche piovute sulla riforma da parte dei governatori e anche da Comuni e Province, che non hanno dato un via libera formale alle nuove regole. Il presidente del Consiglio, però, dopo il via libera dei ministri, ha spiegato che l'obiettivo del governo è quello di arrivare all'approvazione della riforma costituzionale con un ampio consenso e per questo saranno accolte le correzioni suggerite dagli enti locali. «Andremo avanti con massimo equilibrio e buonsenso», ha garantito Berlusconi, spiegando che si terrà conto anche delle opinioni delle opposizioni perchè «la Costituzione è il patto che tiene tutti insieme». Le critiche delle Regioni riguardano soprattutto le modalità di elezione del Senato federale (nel testo del governo sono previsti 200 senatori eletti con il sistema proporzionale, ma nessun rappresentante delle assemblee regionali), e quelle per la nomina dei giudici costituzionali. «Il governo è favorevole alla creazione di un Senato federale, che raggrupperà i senatori eletti su base regionale e finalmente sarà allargato anche ai presidenti delle giunte regionali», ha detto il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, confidando nelle promesse modifiche. Ma per quello dell'Emilia-Romagna Vasco Errani è «un disegno di legge sbagliato e contraddittorio, figlio del ricatto della Lega, sul quale il governo non ha di fatto consentito un dialogo ed un contributo vero delle Regioni e delle Autonomie». Sembra molto difficile aprire un dialogo con le opposizioni sulle riforme istituzionali, anche se il coordinatore della Margherita Dario Franceschini dichiara che il centrosinistra sarà disponibile al confronto. Il progetto del governo, accusa, «stravolge il sistema parlamentare», dando al premier il potere di sciogliere le Camere senza nessuna motivazione. Critico, Franceschini, anche sul federalismo: «Stravolge non solo la riforma approvata nella scorsa legislatura ma mette anche in discussione i cardini del sistema repubblicano a cominciare dal'assetto del Senato federale, cosa ben diversa dalla Camera delle Regioni: di fatto diventa luogo nel quale è assente la voce delle autonomie locali. Viene semplicemente eletto su base regionale e questo non ne fa di per sè una Camera delle Regioni». Nessun dialogo con la maggioranza è possibile per il verde Paolo Cento su «una controriforma che, sotto le pressioni di Bossi, vuole dividere l'Italia, aumentare i poteri dell'esecutivo e cancellare il pluralismo».

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