Pensioni, possibile una riforma più graduale
La posizione dei sindacati però non cambia e lo sciopero generale di 4 ore del 24 ottobre - confermano Cgil Cisl e Uil - si farà, agganciandovi anzi anche ulteriori motivi specifici come quello della insoddisfazione dei lavoratori pubblici. A ipotizzare possibili modifiche all'emendamento alla delega previdenziale, varato dal consiglio dei ministri nei giorni scorsi, è il vice ministro dell'Economia, Mario Baldassarri (An), secondo il quale il cosiddetto «scalone» (cioè l'innalzamento secco da 35 a 40 anni degli anni di contribuzione dal 2008 per poter accedere al trattamento d'anzianità) avrebbe potuto essere evitato. Ma la partita non sembra chiusa. «Il problema - dice - va affrontato, va discusso con le parti e risolto in una forma più equa. Non si può pensare che nella notte di Capodanno tra il 2007 e il 2008 avvenga questo improvviso salto». Per Baldassarri, però, la progressività richiederebbe un processo che dovrebbe partire dal 2004 perché se si spalma la riforma dopo il 2008 questa perde di efficacia. Il viceministro sottolinea anche l'importanza del dialogo con le parti sociali. «Deve essere mantenuto - sostiene - ma alla fine la maggioranza deve assumersi le proprie responsabilità». E di necessaria gradualità parlano anche il sottosegretario all'Economia, Giuseppe Vegas (Fi), il ministro delle Politiche Comunitarie, Rocco Buttiglione (Udc), e il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi (Fi): purché, precisano, si rispetti il risparmio preventivato. «Se ci sono misure diverse che permettono di raggiungerlo, per esempio eliminare lo scalino dal 2008 - dice Vegas - se ne può discutere». «Noi - sostiene Buttiglione - stiamo agli accordi presi in sede di governo e maggioranza, che prevedono la disponibilità a ridiscutere tutto con i sindacati purché si tenga conto degli obiettivi di risparmio. Una maggiore gradualità è un qualcosa su cui si può ragionare se il sindacato è intenzionato a farlo». E Sacconi assicura: «Abbiamo sempre detto di essere disponibili a correggere la riforma delle pensioni, purché l'effetto finanziario resti lo stesso». Contro lo «scalone» del 2008 si esprime anche il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Bruno Tabacci (Udc), secondo il quale bisognava evitarlo «anticipando la riforma strutturale e costringendo i sindacati a sedersi al tavolo, e a sedersi su come farla». Le aperture del governo però non smuovono i sindacati. «Profferte senza fondamento», dice il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, convinto che il governo ha fatto di tutto per non volere il dialogo. «Non si può suonarcela e cantarcela e poi chiedere a noi di dialogare - incalza il leader della Cisl Pezzotta -. O si crea una condizione diversa o noi andiamo avanti».