SE NON ci sarà il rimpasto, chi spera in un posto al sole potrebbe accontentarsi del rimpastino.
Trattative serrate sono in corso, infatti, per il rinnovo delle presidenze delle commissioni della Camera, previsto per domani. La guida degli organismi ristretti, infatti, di norma avviene a metà della legislatura, dopo due anni e mezzo. Al momento, comunque, i partitit non sembrano essere arrivati a un accordo che porti a qualche cambiamento in corsa. Tutto insomma dovrebbe rimanere così com'è. Anche se la decisione finale spetta alla riunione dei capigruppo di maggioranza convocata per oggi, in tarda mattinata. L'ipotesi circolata nei mesi scorsi, secondo la quale Gaetano Pecorella avrebbe dovuto lasciare la presidenza della commissione Giustizia per andare al Viminale a fare il sottosegretario, sostituito dall'attuale presidente della commissione Affari Costituzionali Donato Bruno, sembra ormai definitivamente tramontata. In alcuni colloqui che si sono avuti nelle ultime ore tra i diversi esponenti dei gruppi della Cdl si sarebbe deciso, salvo ripensamenti dell'ultima ora, di non spostare nulla. Di lasciare le cose così come stanno. Non è certo questo il clima, si sarebbe fatto notare, per fare degli spostamenti. Per alterare insomma un equilibrio che, sepppur precario, per il momento tiene. E quindi, la richiesta formulata tempo fa dall'Udc di ottenere un'altra presidenza di commissione sembrerebbe destinata a rimanere insoddisfatta. Una delle ipotesi che circolava con più insistenza era quella che voleva l'attuale sottosegretario alla Giustizia Michele Vietti (Udc) al posto di Pecorella. Ma considerando i rapporti non proprio idilliaci che intercorrono ora tra Vietti e il Guardasigilli Roberto Castelli (che gli ha anche preferito l'altro sottosegretario, Valentino, di An, per rappresentare il governo nell'esame del provvedimento di riforma dell'ordinamento giudiziario) si tratta di «una voce - spiegano in Forza Italia - che non ha più davvero nessun fondamento». In realtà di voci nei mesi scorsi ne sono circolate parecchie. C'era chi prevedeva che venissero «rimossi» presidenti come Giorgio La Malfa (Finanze) e Bruno Tabacci (Attività Produttive) e chi parlava di un giro di poltrone tra i vari sottosegretariati rimasti vacanti. Non sono stati ancora sostituiti infatti, tra gli altri, i dimissionari Vittorio Sgarbi (ex sottosegretario ai Beni Culturali) e Carlo Taormina (ex sottosegretario al ministero dell'Interno). Ma per «colmare» questi due vuoti, spiegano sempre tra gli azzurri, si dovrà probabilmente aspettare l'eventuale rimpasto di governo.