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Radici cristiane nuovo appello dai Vescovi europei

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A lanciare l'ennesimo appello sono stati ieri i vescovi europei, con un messaggio inviato al presidente di turno dell'Unione. E lo hanno fatto dal cuore della nuova Europa, Vilnius, in Lituania, dove sono riuniti i presidenti delle 34 Conferenze episcopali membri del Ccee (Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa) per la loro assemblea annuale, incentrata proprio sul tema «Dire Cristo al cuore dell'Europa». I lavori hanno ruotato intorno alla riflessione sulle sfide attuali per la Chiesa in Europa, alla luce della recente esortazione postsinodale Ecclesia in Europa di Giovanni Paolo II. Nel messaggio ai membri del Ccee il Papa ha ribadito con forza quanto l'Europa sia stata legata al Cristianesimo nel corso della sua storia e quanto sia importante che, affinchè l'avvenire del continente sia fecondo, esso resti attaccato a queste radici. I temi della politica europea attuale e, in particolare, il processo di redazione del trattato costituzionale e dell'allargamento dell'Unione europea sono stati oggetto di un profondo scambio. Per questo i vescovi, in occasione della Conferenza intergovernativa di revisione dei trattati, hanno inviato un messaggio al presidente Berlusconi, rinnovando «l'auspicio che il preambolo del trattato costituzionale faccia esplicito riferimento alle radici cristiane dell'Europa». «Tale richiesta - hanno inoltre scritto i vescovi - si fonda su tutta la storia del nostro continente in questi due millenni ed esprime l'attesa di quella grandissima parte delle popolazioni europee che, in vario modo, vive l'eredità cristiana nel nostro tempo». Poco dopo dalla presidenza di turno dell'Ue è giunta una risposta. Intervenendo al Senato, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha ribadito che l'Italia continuerà a «stimolare» il dibattito sull'inserimento del richiamo alle radici cristiane nel preambolo della Costituzione, «incoraggiando un risultato di integrazione, se possibile, ma anche nel rispetto assoluto del principio e della volontà di rispettare tutti i Paesi». Frattini ha però rilevato che la questione delle radici cristiane «non è una di quelle che rompono l'equilibrio istituzionale. Ma si tratta - ha precisato - di un richiamo importante». Il titolare della Farnesina ha assicurato che il tema verrà posto in discussione nella prossima settimana «senza però riaprire il vaso di Pandora». Intanto, il premier, Silvio Berlusconi, e il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, sono oggi in missione a Yalta. Si chiama «anello dei Paesi amici» il concetto sul quale l'Unione europea punta a centrare nei prossimi 10-15 anni i propri rapporti con l'Ucraina: l'importanza e la validità di tale schema sono stati ribaditi ieri a Bruxelles, a poche ore dal vertice annuale. Un summit al quale nell'Ue si dà molto rilievo: la prospettiva da Bruxelles è che l'Ucraina è un Paese dai molti problemi - non ultimo quello nucleare, visto che ospita la centrale di Cernobyl - ma allo stesso tempo uno Stato che, con i suoi 50 milioni di abitanti, gioca un ruolo strategico nell'area dell'ex Unione sovietica. Tre saranno i punti attorno ai quali si articoleranno i colloqui con il presidente Leonid Kuchma: il problema nucleare, il rispetto dei diritti umani e l'economia.

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