La Rai nasconde le regole del «basta!»
Tutti minimizzano sul «Basta Berlusconi» del gioco-sondaggio di Domenica in, ma Bonolis e i suoi autori si ostinano a non svelare le regole del gioco. Bocche cucite e grande imbarazzo da parte di RaiUno sui meccanismi del «Basta!», che ha fruttato grandi ascolti ma anche scandalizzato alcuni telespettatori. Sarà però l'Authority di Enzo Cheli a intervenire per verificare se ci sono delle irregolarità nella trasmissione domenicale e nel meccanismo del conteggio delle telefonate e delle e-mail mandate dal telepubblico nelle settimane che precedono il programma in diretta. Non solo, ma anche il presidente della Vigilanza Caludio Petruccioli, ieri, ha fatto sapere che nella riunione di oggi, forse, verrà affrontato l'argomento. La politica non deve sconfinare nell'intrattenimento? E allora anche l'intrattenimento non dovrebbe mai invadere il terreno della politica. La partita, infatti sembra aperta sul caso Domenica in, perché i responsabili, ieri, non contenti di aver manovrato in maniera troppo superficiale un «giocattolo» delicato come il sondaggio diretto, dichiarano di voler andare avanti. Anzi, le votazioni si potranno effettuare anche attraverso il portale della Rai e le telefonate più curiose verranno mandate in onda alla fine della serata. «Non c'è nessun accertamento interno alla Rai» smentiscono infatti a Viale Mazzini. «Non si è trattato di un sondaggio ma di un gioco», aggiungono in azienda, sottolineando che questa opinione vede concordi il direttore generale Flavio Cattaneo e il presidente Lucia Annunziata. Nei corridoi però i maligni parlano di una «provocazione ben orchestrata» o addirittura di una «vendetta» meditata da Paolo Bonolis contro Mediaset che non gli ha concesso una liberatoria. A detta dei massmediologi, in ogni caso, il presidente del Consiglio «non deve temere» per la sua immagine, perché un sondaggio-gioco domenicale, non ha alcuna importanza statistica, ed è «inattendibile». Sì, ma non avrà fatto certamente i salti dalla gioia un grande comunicatore come lui a vedersi quel «Basta!» sulla faccia. Non solo, ma se il gioco è così innocente, perché nessuno spiega le sue regole? Oppure non esistono regole, visto che che le uniche risposte che ci vengono date sono: «Ma, no, mica si sono soffermati su tutte le e-mail... Era una cosa abbastanza casareccia...». Di questa cosa «casareccia» però pare che esistessero già alcuni dati giovedì, nel corso della presentazione del programma. Dati, che però nessuno ha preso in considerazione. Fin quando Bonolis, ha preso quel «giochino» e lo ha spiattellato in diretta davanti a milioni di persone. È solo in quel momento, infatti, che un qualsiasi giochino, se non rispetta le regole, può diventare pericoloso. Ieri, Stefano Jurgens, uno degli autori (gli altri sono Marco Luci, Federico Moccia, Cesare Lanza e lo stesso Bonolis) ha tentato una giustificazione: «Non volevamo attaccare il governo. Una volta visti i risultati cosa avremmo dovuto fare? Censurarci?». E invita il premier a prenderla «con spirito». Quanto alla frase incriminata (sui «politici che promettono e non mantengono»), «per esigenze di grafica l'abbiamo sintetizzata così, ma è simile alle risposte arrivate». Sulla questione il vicepremier Gianfranco Fini, ironizza: «È la dimostrazione che la sinistra ha ragione, che siamo in un regime in cui Berlusconi controlla sei televisioni...». L'altra grana della Rai si chiama Tg1. Ieri infatti la redazione del Tg di punta, al termine di un'assemblea infuocata, ha approvato un documento in cui si affidano al cdr un pacchetto di tre giorni di sciopero. I giornalisti del Tg1 sollecitano il direttore Mimun «ad affrontare questioni urgenti: la crisi aziendale, l'inaccettabile spostamento di Tv7 a tarda notte, l'abolizione della rassegna stampa, l'anticipazione del tg domenicale delle 17, l'assunzione dei precari del Tg1 presenti nella lista».