Sulle pensioni si vuole creare allarme Serve una campagna di comunicazione per dire cosa fa il governo. Polemica Maroni-sindacati
È il premier ad annunciarlo ieri a Milano, dove ribadisce la necessità di una campagna di comunicazione per far sapere cosa fa il governo, dato che ci sono giornali che compongono una «orchestra rossa». Alla Festa regionale azzurra nel capoluogo lombardo, sulle critiche dell'opposizione alla riforma previdenziale dice: «Sono allarmi pregiudiziali. Sono allarmi perché si vuole creare allarme»; e annuncia che sta scrivendo una lettera a tutti gli italiani per spiegare la riforma del sistema pensionistico. «Penso - dice anche - sia ora di aprire una campagna di comunicazione per far sapere tutte le cose che abbiamo fatto da quando siamo al governo». «I governi - osserva - non si giudicano nei mesi ma negli anni. Mi rendo conto che i risultati che abbiamo raggiunto non sono ancora percepiti dagli italiani, almeno da quegli italiani che ci vogliono bene e non - aggiunge - da quelli che prendono le notizie da quei giornali che compongono l'orchestra rossa». E sempre sugli interventi concreti, in Italia, denuncia, esiste un sistema che rende difficili le attività. «Abbiamo dovuto cambiare le leggi per realizzarle - dice Berlusconi -. Ma non basta. Perché c'è un sistema messo in piedi dalla sinistra, dai Verdi e dai comitati che ostacolano la realizzazione di opere fondamentali». «Adesso - aggiunge - è il momento del presidente operaio che con l'elmetto in testa avrà il piacere di recarsi là dove si aprono i cantieri». Il premier rivendica quindi il fatto che che «cambiando la filosofia delle forze dell'ordine» e incrementandone la presenza sul territorio, «c'è stato un calo del 12% di reati denunciati. Noi vorremmo arrivare al 30% in meno». Ancora, l'argomento sempre caldo delle tasse, la cui riduzione è una delle priorità del suo governo: Berlusconi lo affronta con una battuta: «Appenderò Tremonti con un cappio ad un albero del suo giardino se non ce la farà... Ma so che ce la farà». Proprio ieri, nel suo Domenica In Bonolis alla fine presenta la prima, parziale classifica dei «basta» decretata dal pubblico: vince «basta a Berlusconi e ai politici che dicono e non fanno». Intanto, ancora sul delle pensioni, il ministro Maroni ribadisce, anche se in un contesto polemico, la disponibilità a un confronto con i sindacati. Il ministro del Lavoro osserva che Cgil, Cisl e Uil, criticano la riforma ma non presentano proposte alternative. Le decisioni del governo, ricorda, si sono rese necessarie perché «ci troviamo a dover pagare, a piè di lista, il conto che ci viene da dieci anni di follia che hanno portato una voragine del debito pubblico», Maroni ribadisce di essere disponibile a «sedersi pacatamente ad un tavolo per discutere proposte alternative. Ma se la proposta è quella di non fare nulla perché no e basta - ha concluso - allora questo è un ultimatum e quindi c'è ben poco da discutere. Noi comunque andremo fino in fondo e faremo approvare la riforma, mi auguro con il contributo delle forze sindacali che finora è mancato». Quindi, lancia un messaggio: «Ci sono dei privilegi nel sistema previdenziale italiano e noi li elimineremo, ma non c'è bisogno di fare i nomi, rispettiamo la privacy. È giusto - aggiunge - che la gente sappia che c'è chi predica bene e razzola male». «Ci sono pensioni da 60 mila euro per 13 mensilità, questa è una ingiustizia. Noi abbiamo già detto cosa intendiamo fare per contrastare questa realtà e metteremo un contributo di solidarietà e un tetto alle pensioni future». Negative le reazioni dei sindacati, che hanno in piedi lo sciopero generale del 24 ottobre contro la riforma. Gli inviti al dialogo di Maroni sono una presa in giro, dice il leader della Cgil Epifani, perché il governo ha già deciso. E il leader della Cisl Pezzotta osserva che «noi di proposte alternative ne abbiamo fatte tante, Maroni lo sa. Ci hanno risposto con una riforma che creerà solo danni. Ma il sindacato non può essere un infermiere che cura i guasti prodotti dagl