CHISSÀ se la missione comune riuscirà a compiere il miracolo.

Nella città simbolo della spartizione del mondo fra i vincitori della Seconda guerra mondiale Berlusconi e Prodi incontreranno il presidente ucraino, Leonid Kuchma, per parlare dei rapporti in questo momento in fase sensibile fra l'Ue e Kiev. L'Europarlamento e, in particolare, il Consiglio d'Europa hanno espresso critiche nei confronti della libertà d'informazione e della situazione dei diritti umani in Ucraina, manifestando perplessità sull'avvicinamento fra Kiev e Mosca. Ma, dopo le «scorrettezze protocollari» di Roma, a Yalta i riflettori saranno puntati soprattutto sui due protagonisti del tandem italiano della coabitazione europea. A Roma il gelo fra Berlusconi e Prodi, dopo le polemiche italiane delle ultime settimane, in particolare sul caso Telekom Serbia, è apparso chiaro fin dal saluto, freddo e sbrigativo, all'arrivo del presidente della Commissione al vertice romano. Per l'esecutivo Ue c'è stato poi anche un incidente procedurale durante la riunione dei leader. La Commissione riteneva che Prodi dovesse essere il secondo oratore dopo il presidente dell'Europarlamento, come è prassi nei vertici Ue. Invece Berlusconi, dopo l'irlandese Pat Cox, ha dato la parola al premier greco, Costas Simitis, poi a quello turco, Recep Tayyip Erdogan, mentre dalla delegazione della Commissione giungevano crescenti segnali di nervosismo. Visibile il fastidio di Prodi. Dopo conciliaboli fra i collaboratori di Prodi e di Berlusconi, il premier italiano ha annunciato che il presidente dell'esecutivo Ue sarebbe intervenuto alla fine. «Abbiamo deciso di dare l'ultima parola a Prodi in segno di maggior rispetto» è stata la spiegazione del ministro degli Esteri, Franco Frattini. «Certe cose si concordano prima» è stata la fredda replica di fonti dell'esecutivo Ue, le quali ieri hanno però dichiarato chiuso l'incidente diplomatico. St. Mor.