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An e Udc: passaggio graduale

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Il ministro Maroni risponde definendo «singolari» le affermazioni, fatte dal ministro Gianni Alemanno e del capogruppo dell'Udc alla Camera Luca Volonté, dato che sulla cosa si è già deciso dopo lunghe discussioni. An e Udc, negli ultimi vertici prima del varo della riforma avevano insistito su un intervento più soft sulle pensioni di anzianità, per rendere meno traumatico il passaggio dai 35 ai 40 anni di contribuzione minima per la pensione. Ora che il governo ha approvato la norma dei 40 anni «secchi», tornano alla carica. Dice Volonté: «Nei prossimi giorni, quando ripartirà l'iter parlamentare della delega previdenziale così come emendata dal Governo, porremo nuovamente la questione di una riforma che dal 2008 non preveda un innalzamento secco da 35 a 40 anni di contribuzione, ma porti invece a questo obiettivo con gradualità. E non è escluso - ha aggiunto - che presenteremo un nostro emendamento, dopo averne discusso anche con le altre componenti della maggioranza e con le parti sociali». Alemanno, esponente della Destra sociale di An, «è convinto che «si possa cercare di rendere più graduale questa riforma, senza modificare però gli impatti finanziari e garantendo gli stessi risparmi» Ma chiarisce che secondo An dovrebbero essere le parti sociali a presentare questa linea una volta riaperto il confronto col governo. Fra le ipotesi circolate nelle passate settimane c'era anche quella (descritta come gradita al Tesoro) di partire nel 2008 con 38 o 39 anni di contribuzione minima, andare in pensione, per arrivare non a 40 anni, ma a 42 anni nel 2012. D. T.

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