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Pensioni, prova di sciopero generale Epifani: «E se Maroni vuole dialogare lo dovrà fare con tutti noi, senza eccezioni di sorta»

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I sindacati Cgil, Cisl e Uil, di nuovo uniti, hanno partecipato a Roma alla manifestazione di ieri organizzata dai sindacati europei in occasione del vertice della Cig (conferenza intergovernativa). La parola d'ordine è stata: costringere il governo a tornare indietro sulla riforma delle pensioni. I leader sindacali Guglielmo Epifani (Cgil), Savino Pezzotta (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil) hanno sfilato fianco a fianco con gli esponenti sindacali europei e numerosi leader dell'opposizione, tra cui Piero Fassino e Fausto Bertinotti. Prima della manifestazione le segreterie unitarie dei tre sindacati hanno confermato lo sciopero generale del 24 ottobre. «Costringeremo il governo a cambiare rotta sulle pensioni», ha affermato Epifani. Lo sciopero nella stessa data è stato deciso anche dall'Ugl, il sindacato vicino ad Alleanza Nazionale. I sindacati sono così sul piede di guerra. La mobilitazione, hanno affermato i leader, non si limiterà allo sciopero generale ma proseguirà finchè il governo non farà marcia indietro. All'esecutivo inviano un preciso messaggio: se vuole dialogare con i sindacati, ha affermato Epifani, lo deve fare con tutti e tre, in modo unitario. E se Maroni vuole dialogare, avverte Pezzotta, deve prima cambiare la proposta di riforma perchè non ci può essere confronto su un progetto «blindato». Tutti e tre i leader sindacali, conversando con i giornalisti nel corso del corteo, e nel comizio finale a piazza del Popolo, hanno definito la riforma previdenziale «improvvida e sbagliata» e perciò «non condivisibile». Epifani ha anche respinto l'accusa di «irresponsabilità» rivolta ai sindacati dal governo. Ed ha assicurato che in questa battaglia i tre sindacati resteranno uniti. È la risposta, ha precisato, al governo che vorrebbe dividerci e ci fa sapere che vuole il dialogo ma non con tutti i sindacati. «Ma noi faremo di tutto per non farci dividere», ha concluso. La manifestazione dei sindacati è stata del tutto pacifica e si è conclusa a piazza del Popolo con un concerto. Il corteo ha attraversato il centro di Roma. Moltissime le bandiere rosse sventolate dai manifestanti. In testa uno striscione con una scritta in lingua francese («Il n'y a pas libertè sans droits»), poi sostituito da uno in italiano («Lavoro. Diritti. Solidarietà. Per l'Europa sociale»). Anche i professori bocciano il progetto di riforma del sistema pensionistico preparato dal Governo. Per questo, l'organismo ha indetto uno sciopero per il 24 ottobre. «La riforma falcidierà i redditi dei docenti futuri pensionati, portandoli a livelli di vera emarginazione sociale, per l'effetto combinato delle lunghe procedure d'accesso alla professione, dell'impossibilità di costituire una pensione integrativa, per il passaggio al regime contributivo», sostiene il documento approvato all'unanimità. Maurizio Sacconi, sottosegretario al Welfare, definisce «legittima» la mobilitazione, augurandosi però che dopo il 24 ottobre, «come già successo per l'articolo 18», i sindacati scelgano la strada della trattativa.

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