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L'ostacolo Spagna non frena l'Italia

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Uno spirito generale di conciliazione, una serie di controproposte per un compromesso e alcune concessioni pragmatiche parevano, infatti, aver già prodotto un avvicinamento alla non facile soluzione dei dissensi che fino a ieri mattina esistevano tra gruppi di Paesi comunitari attuali e futuri su parti delicate del progetto di Costituzione europea elaborato dalla Convenzione. Aprendo i lavori della Conferenza intergovernativa, ieri mattina Silvio Berlusconi aveva dovuto riconoscere che le divergenze sulla bozza di Costituzione europea li avrebbero potuti protrarre oltre la Presidenza italiana dell'Unione, che terminerà il 31 dicembre, sebbene l'Italia confermasse l'obiettivo di far approvare il Trattato Costituzionale continentale entro quest'anno. Un concetto analogo è poi stato espresso nel tardo pomeriggio anche dal ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, che dopo il vertice mattutino dei 25 Stati della futura Unione allargata aveva presieduto la prima seduta ministeriale (e negoziale) della Conferenza Intergovernativa. «L'incontro dei capi di governo - ha detto Frattini - non ha fatto emergere novità. Tutti hanno confermato le loro posizioni, che conoscevamo già». «Forse - ha aggiunto il capo della diplomazia italiana - la differenza che va sottolineata è lo spirito costruttivo». Eppure lo stesso Frattini ha riconosciuto che nella giornata di ieri i ministri dei 25 hanno «affrontato e in parte risolto argomenti di decisiva importanza». Un consenso generale è, in effetti, stato presentato come possibile dalla stessa presidenza italiana per il mantenimento di formazioni tematiche del Consiglio dell'Unione dotate di potere legislativo nei settori di propria competenza. La soppressione di queste formazioni settoriali (ad eccezione di quella per le Relazioni Estere) e la creazione di un Consiglio Legislativo unificato secondo la proposta della Convenzione erano state rifiutate da diversi Stati comunitari. Resta tuttavia da trovare un consenso tra i 25 anche sulla controversa assegnazione della presidenza di questi Consigli, per la quale esistono diverse proposte. Al Palazzo dei Congressi dell'Eur un potenziale consenso ha cominciato a profilarsi anche sulla composizione della Commissione europea dopo il prossimo allargamento dell'Unione. I Paesi piccoli (presenti e futuri), contrari alla riduzione a 15 del numero di commissari europei con diritto di voto suggerita dalla Convenzione, paiono aver persuaso gran parte dei soci comunitari ad accettare anche in futuro un Esecutivo dell'Unione, comprendente un rappresentante di ciascun Paese dotato di pieni poteri. A testimoniare questa possibilità sono state fonti dell'attuale Commissione europea, che sostiene questa controproposta, riconosciuta anche da Frattini, seppur con un'obiezione argomentata. Oltre alla possibilità di includere un esplicito riferimento alle «radici cristiane dell'Europa» nel Preambolo della Costituzione e al ruolo del futuro ministro degli Esteri comunitario nei 70 giorni di lavoro programmati della Conferenza intergovernativa si negozierà anche e soprattutto sul nuovo metodo decisonale del Consiglio dell'Unione. A questo proposito, l'opposizione di Spagna e Polonia alla doppia maggioranza introdotta dalla bozza della Convenzione (costituita dalla metà degli Stati e dal 60 per cento della popolazione dell'Unione) è ormai l'unico, ma non trascurabile, ostacolo per un accordo unanime sul trattato costituzionale. Spagna e Polonia (sostenute da Austria, Finlandia, Lituania, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia e Malta) vorrebbero conservare l'attuale ponderazione dei voti nazionali, ma hanno fatto sapere per fonti diplomatiche di essere disposti su questo tema a un compromesso. Secondo la Commissione europea, esso potrebbe consistere in un aumen

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