Sabato i sindacati decidono sullo sciopero

I sindacati proporranno una settimana di lotta dal 20 al 24 ottobre che si articolerà in uno sciopero generale di 4 ore al giorno su base regionale. Sabato prossimo, invece, la manifestazione del Ces servirà ai sindacati per spiegare ai cittadini le ragioni del no alla riforma del governo. È questo l'esito dell'incontro che ieri il presidente del Consiglio Berlusconi ha avuto con le parti sociali sul documento sulla previdenza. I sindacati contestano non solo i provvedimenti ma anche il modo di procedere del governo che, a dispetto della concertazione, li avrebbe messi di fronte al fatto compiuto. «Credo che sabato mattina decideremo lo sciopero generale» ha detto il leader della Uil, Luigi Angeletti. La Cgil dà un «giudizio negativo» sia sul documento di riforma sia sulla manovra Finanziaria. Secondo il segretario generale Guglielmo Epifani il Governo «innalza in modo rigido e immotivato l'età pensionabile» per ragioni unicamente di carattere finanziario. «È un intervento sulle pensioni - ha detto - che penalizza diritti e attese. L'unico scopo è ottenere credibilità davanti all'Unione Europea. A pagare saranno dieci milioni di lavoratori. C'è - ha concluso - bisogno di mobilitazione». Il leader della Cisl Savino Pezzotta ha annunciato che «la mobilitazione che Cgil, Cisl e Uil decideranno nella segreteria di sabato sarà lunga e articolata». «Non c'è chi è più duro di un altro. Tra di noi non ci sono celoduristi. Le decisioni che prenderemo dipenderanno da come dovrà essere articolata una mobilitazione che sarà necessariamente lunga». Pezzotta non contesta solo il merito della proposta avanzata dall'esecutivo di portare a 40 gli anni di contributi necessari per andare in pensione, ma anche il metodo. «Non c'è opposizione da parte del sindacato» al confronto sulla riforma delle pensioni ma «una cosa è partire 5 o 6 mesi prima e una cosa è farlo quando il quadro è già fatto». «O vieni coinvolto sulla definizione dell'obiettivo - attacca - o qualche problema di fondo c'è». Nel merito comunque, per il numero uno di via Po il tipo di riforma proposta dal governo «ha dentro di sè una rigidità altissima» perchè «non affronta la questione dei lavoratori anziani. Cioè coloro che non hanno raggiunto l'età necessaria per andare in pensione». Senza contare che se il motivo della riforma non è quello di fare cassa, «si può decidere tra 4-5 mesi. Gli obiettivi, poi, dovevano essere individuati e fissati insieme. Secondo il segretario della Uil la differenza con il governo è «sostanziale non solo sulla terapia ma soprattutto sulle motivazioni». Si tratta di «ragioni infondate e di una terapia inadeguata». In primo luogo tutti quanti, anche gli avversari, sulla riforma Dini al massimo «hanno dovuto sostenere il problema della gobba» mentre per quanto riguarda il problema del costo che oggi arriva al 13,8% del Pil è destinato a causa della gobba, ad arrivare al 16%. Anche la Cisal e l'Ugl bocciano la proposta del Governo sulla riforma delle pensioni.