Per il Governo ci sono margini di trattativa
Rispetto al blocco opposto dai sindacati e ai dubbi sollevati dalle datoriali, il governo tuttavia dichiara completa apertura a discutere sul provvedimento. Lo stesso leader ieri, prima del messaggio televisivo nel quale ha sostenuto la necessità di fare la riforma pensionistica, ha dichiarato che il documento sulla previdenza «è aperto ai suggerimenti dei sindacati». Anche il vicepremier Gianfranco Fini ha detto che «se riprendiamo il dialogo, pur su posizioni diverse, è un fatto positivo», e ha aggiunto anzi che «sono possibili convergenze su alcuni temi». Che il governo abbia mantenuto margini che dovrebbero tenere aperta la possibilità di una trattativa lo ha confermato esplicitamente anche il ministro per le Politiche comunitarie Rocco Buttiglione, che ha condotto la delegazione dell'Udc nel confronto fra le forze della maggioranza dal quale sono scaturite sia la finanziaria che la riforma pensionistica. «Credo che esistano dei margini importanti sui quali - ha dichiarato Buttiglione - si può discutere con i sindacati, sia sul tavolo prezzi che su quelli sulla competitività e le pensioni». «Per quello che so io - ha sottolineato l'esponente dell'Udc - i sindacati torneranno al tavolo e continueremo a discutere. Speriamo di arrivare a delle soluzioni e che il provvedimento sulle pensioni possa essere migliorato. Il governo deve tendere la mano» alle parti sociali. Quanto alla posizione del leader della cisl, savino pezzotta, che ha rimproverato al governo di avere messo i sindacati davanti al fatto compiuto, Buttiglione ha risposto che «non ha tutti i torti. Però credo che debba apprezzare il fatto che il governo, per rimediare a questa impressione, ha rinunciato ad approvare l'emendamento alla delega sulle pensioni e si è dato del tempo, breve ma significativo, per ascoltare e dialogare con il sindacato e le altre parti sociali. Credo sia un fatto politico che Pezzotta non deve sottovalutare». Interessante, infine, la conferma venuta dal sottosegretario all'Economia Vegas secondo il quale la cosiddetta «quota 40 anni» per andare in pensione dopo il 2008 è «l'ipotesi di partenza». E anche il tema della decontribuzione per i nuovi assunti, anche questo respinto dai sindacati, per Vegas «rimane argomento di discussione». D. T.