Scandalo Eurostat, Prodi supera il primo scoglio Esclude ogni responsabilità di Pedro Solbes ma il caso non è chiuso. Richieste di dimissioni
Ma la crisi innescata dalla scoperta delle «casse nere» dell'istituto statistico europeo è ancora lontana dalla conclusione. Questa la sensazione diffusa in seno all'Europarlamento dopo il lungo faccia a faccia, oltre 2 ore e mezza, fra il presidente dell'esecutivo europeo e i vertici dell'assemblea. L'ipotesi che la vicenda porti nelle prossime settimane alle dimissioni di uno o più commissari - il più a rischio è lo spagnolo Pedro Solbes - rimane in campo. Ieri mattina i primi segnali erano stati preoccupanti per il «governo» europeo di Prodi, che la sera prima aveva consegnato all'Europarlamento le prime carte confidenziali sulle indagini interne sulle irregolarità in Eurostat. Le prime prove tangibili delle operazioni illegali nell' ufficio statistico - circa 5 milioni di euro i danni già individuati per l'Ue dall'ufficio antifrodi Olaf - e delle disfunzioni nel funzionamento dell'amministrazione di Bruxelles hanno innescato fin dall'inizio della mattina le prime cannonate politiche. I comunisti hanno subito denunciato uno «scandalo enorme» e chiesto le dimissioni «subito» di Solbes, il commissario responsabile per Eurostat. Poi, mano a mano, la temperatura è leggermente scesa, con l'ingresso in campo dei due «mammuth» della politica europea, il Ppe e il Pse (insieme due terzi dei seggi a Strasburgo). Ma oltre a Solbes potrebbero finire nel mirino al termine delle indagini anche il britannico Neil Kinnock e la tedesca Michaele Schreyer. Questa l'atmosfera quando, alle 15:30, è iniziata l' audizione di Prodi. Al professore era stato dato un tempo di parola di mezz'ora: ha parlato per 58 minuti, ricostruendo minuziosamente i fatti, ammettendo le disfunzioni del sistema, ma sottolineando come le irregolarità di Eurostat fossero una eredità della commissione precedente. E soprattutto ha difeso i membri del suo governo: «sulla base dei fatti che ho appena esposto ritengo, dopo attente riflessioni e in tutta coscienza, che non ci siano le condizioni per chiamare in causa la responsabilità politica e chiedere l'allontanamento di un commissario» ha detto ai parlamentari. «All'atto del suo insediamento - ha aggiunto - Solbes non è stato informato di nessuno, ripeto nessuno, dei casi di cui tratta la sintesi dell'Olaf: Eurocost, Eurogramme, Data shops e Cesd». Prodi ha puntato il dito contro l'ex direttore di Eurostat Yves Franchet «il primo a sapere», che «ha spezzato un anello fondamentale: la legittima fiducia che il livello politico accorda a un Direttore generale». All'uscita dall'audizione i toni erano meno tesi, ma il presidente dell'Europarlamento Pat Cox ha avvertito che «un giudizio definito è prematuro». Poettering ha definito l'audizione un primo passo importante, anche perchè «Prodi ha mostrato di capire l'urgenza della situazione». Ma, ha precisato, «nulla è escluso» per il futuro. E il capogruppo Eldr Graham Watson ha avvertito: «Se fossi Solbes mi terrei pronto a scrivere la lettera di dimissioni».