Pezzotta (Cisl): «Quattro mesi di mobilitazione»
Sì ad un confronto serio e a tutto campo su sviluppo, innovazione e politica dei prezzi. I sindacati ripartono all'attacco alla vigilia del tavolo separato con le parti sociali convocato per oggi dal governo a palazzo Chigi. Mentre il dissenso si allarga a macchia d'olio anche fra imprenditori e commercianti. Cgil, Cisl e Uil sono pronte allo scontro. I leader delle tre confederazioni sindacali lo hanno ribadito ieri con sfumature diverse. Savino Pezzotta (Cisl), pur minacciando «tre mesi di mobilitazione a cominciare dal 4 ottobre», ha tenuto aperto uno spiraglio in vista dell'incontro fissato alle 15. Per mantenere la pace sociale - ha spiegato rispondendo all'appello lanciato da Silvio Berlusconi a New York - è sufficiente osservare due condizioni. Primo: ritirare «la riforma strutturale delle pensioni» cancellando l'innalzamento dell'età contributiva (da 35 a 40 anni) e il limite dell'anzianità (65 anni di età) ed aprendo un confronto sui punti qualificanti della delega previdenziale ferma al Senato (incentivi, fondi integrativi, utilizzo volontario del Tfr, avvicendamento delle aliquote contributive). Secondo: cambiare «l'impostazione della Finanziaria» imprimendo una svolta alla politica sociale - frenata da un pil in discesa - con particolare attenzione a sviluppo, occupazione e alle misure anti- inflazione. La palla passa ora al governo. La pace sociale «è nelle sue mani» ha tagliato corto Luigi Angeletti (Uil). Se i numeri uno di Cisl e Uil hanno detto sì allo sciopero generale, Guglielmo Epifani pensa ad una stagione di lotta contro una manovra fatta di «parole vuote e strumenti senza efficacia». Il leader della Cgil ha annunciato «una grande mobilitazione unitaria» il 4 ottobre in occasione della manifestazione indetta a Roma dai sindacati europei in difesa dello stato sociale. Successivamente ha proposto uno sciopero generale «da decidere unitariamente» con l'avvertenza che «non ci fermeremo al primo». Anche l'Ugl è sul piede di guerra per la riforma previdenziale. L'organizzazione sindacale è pronta allo sciopero generale. «Se Tremonti pensa di utilizzare Berlusconi nel ruolo di "Deus ex Machina" proiettandolo all'ultimo momento sul tavolo della trattativa per risolvere una trama che non ha più capo nè coda si sbaglia di grosso e la risposta del sindacato non potrà che essere lo sciopero», avverte il vice segretario generale dell'Ugl, Renata Polverini. Che incalza: «Siamo molto preoccupati per il clima che sta montando attorno alla delega previdenziale che rischia di subire una svolta ancora più grave di quella annunciata e per l'atteggiamento incomprensibile del Ministro dell'Economia che nasconde i dati alle parti sociali e non solo». E Bonazzi dell'Usae si dice pronto a discutere di incentivi ma non a manovre a breve termine. Anche sul tema scottante del condono i sindacati non abbassano la guardia. Secondo Raffaele Bonanni della Cisl, il ricorso sistematico alle sanatorie sostiene «l'illegalità». Contraria anche l'associazione dei costruttori. Ma, se bisogna far cassa, «un mini condono è inutile» ha sottolineato il presidente Claudio De Albertis. Alle 20 toccherà ai rappresentanti di industriali, articiali e commercianti sedersi al tavolo del governo. Anche la Confcommercio ha criticato le misure annunciate da Tremonti. «Il problema non è il rilancio della competitività industriale ma un modello di sviluppo che parta dall'impresa a prescindere da settore» ha detto il presidente Sergio Billè. Infine l'Intesa dei Consumatori ha chiesto il recupero del fiscal drag per scongiurare l'emergenza dei prezzi.