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Storace: «Attendiamo una posizione coerente di Berlusconi»

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Parla il presidente della Regione Lazio Francesco Storace e appare molto chiaro: «Noi riteniamo una conquista - ha aggiunto Storace - la svolta decisa dal Consiglio dei ministri sui poteri di Roma, ma il ministro delle Riforme tenta di vanificarne l'effetto per ragioni interne al suo movimento. Le istituzioni e chi le rappresenta hanno però il dovere di usare sempre lo stesso linguaggio». Gli fa eco il capogruppo alla Camera dell'Udc Luca Volontè: «Fin dai tempi di Carlo Cattaneo, il più grande federalista e grande lombardo, Roma è sempre stata sentita come capitale italiana. Non è un obbligo sentirla madre, è scortese definirla matrigna, rimane e rimarrà la capitale di una Repubblica federale e solidale». Per Francesco Giro (Fi) «le parole di Bossi hanno dimostrato la compatezza della Cdl per fare le riforme». E aggiunge: «Continuare a polemizzare su Roma Capitale, anche quando Bossi dimostra di voler abbassare i toni dimostra la grande irritazione dell'opposizione che in questi mesi le ha tentate tutte per dividere la maggioranza senza riuscirvi». Attacca invece l'opposizione. Per Pierluigi Castegnatti (Margherita) la Cdl è «assuefatta a Bossi»: «Come si può definire un Paese nel cui governo c'è un ministro che continua a delirare come Bossi e un presidente che non sente nemmeno il dovere di censurarlo?». Mentre Walter Veltroni (Ds) dichiara: «Da sindaco di Roma ho chiesto e chiedo che Berlusconi prenda una posizione a difesa della Capitale del suo paese e ricordi al ministro delle Riforme che ha giurato sulla Costituzione in cui è scritto che Roma è la capitale d'Italia». «Non vi è dubbio, come dice Bossi, che il cuore del leader leghista sia in Padania. Ma nessuno è in grado di dire dove sia il suo cervello...» aggiunge il senatore dei Comunisti italiani Gianfranco Pagliarulo. Secondo Paolo Cento (Verdi) si tratta «dell'ennesima ondata di provocazioni e ricatti contro Roma Capitale, la Costituzione, le riforme. Non è più accettabile che la Lega continui a poter attaccare la capitale del Paese e a tentare di dividere l'Italia in anacronistiche guerre di campanile».

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