L'Esecutivo ora apre sulla decontribuzione
Una riforma che prevede da subito incentivi per chi resta al lavoro e solo dal 2008 una stretta graduale sulle pensioni di anzianità. E sul piatto il Governo potrebbe mettere anche il Tfr, abbandonando la strada del conferimento obbligatorio ai fondi pensione per scegliere quella del «silenzio-assenso», proprio come da tempo chiedono Cgil Cisl e Uil. Ma dalle tre confederazioni arriva per ora un secco «no». L'apertura di Maroni. È stato proprio nel vertice dell'altra sera a Palazzo Chigi che tra i leader della Cdl e i ministri interessati - secondo quanto si apprende - sarebbe emersa la volontà di rimettere in discussione il taglio dei contributi previdenziali per i neo assunti: una misura, questa, fortemente avversata da Cgil, Cisl e Uil e prevista nella delega per compensare le imprese che dovranno smobilizzare il Tfr maturando destinato ai fondi pensione. Di qui l'apertura del ministro del Welfare che si è detto «pronto ad esaminare tutte le proposte ragionevoli, anche sul problema della decontribuzione», che - ha precisato - è un nodo che può essere affrontato solo se a quella norma «si sostituisce un meccanismo efficace». Rispunta, quindi, l'ipotesi di porre a carico dello Stato alcuni oneri sociali che impropriamente gravano sul costo del lavoro, caldeggiata dai sindacati. Uno spiraglio, poi, il ministro lo ha aperto anche sul fronte del Tfr maturando, ricordando che la delega «prevedeva» il suo conferimento obbligatorio ai fondi pensione: «Ci sono comunque altre ipotesi - ha sottolineato - come quella del "silenzio assenso", che conosciamo bene». Incentivi da gennaio. Per il resto, Maroni ha confermato i capisaldi dell'accordo raggiunto nella maggioranza: niente interventi in Finanziaria e niente blocco delle finestre per la pensione di anzianità, ma emendamento alla delega attualmente all'esame del Senato. Quindi, già a decorrere da gennaio 2004, incentivi per chi, raggiunti i requisiti per la pensione di anzianità, decide di restare al lavoro: «Saranno totalmente in busta paga il 32,7% dei contributi destinati all'Inps, e saranno esenti da imposta. Al massimo - ha spiegato Maroni - sarà previsto un prelievo simbolico». Il sistema delle pensioni di anzianità resterà invece immutato fino al 2008: a partire da quella data ci sarà un innalzamento graduale del requisito dell'anzianità contributiva, dai 35 ai 40 anni. Oppure si potrà andare in pensione con 65 anni di età a prescindere dagli anni di contribuzione. Sindacati, anzianità non si toccano. Le affermazioni del ministro Maroni non rassicurano Cgil, Cisl e Uil, che restano sul piede di guerra. «La decontribuzione si scambia solo con la fiscalizzazione degli oneri sociali impropri», ha affermato il segtretario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta, per il quale resta fermo il no ad un «innalzamento obbligatorio dal 2008 dei requisiti di accesso alla pensione di anzianità. D'accordo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, per il quale «i sindacati hanno già fissato i loro paletti», e torneranno a riunirsi dopo l'incontro con il Governo per decidere il da farsi.