Confcommercio «Il governo pensi a rilanciare i consumi»
«Il terziario — afferma Billé — è arcistufo di essere messo alla berlina per una situazione che ha ben altre cause, radici e padrini di cui intendiamo, d'ora in poi, fare nomi, cognomi ed indirizzi». L'esecutivo ha fatto per troppo tempo «lo gnorri» sui problemi del mercato, e il mercato ora è il «grande malato» da curare stimolando i consumi. La crescita economica italiana, per Billè, passa infatti per il rilancio dei consumi, «dai quali si ricava il 70 per cento della ricchezza prodotta dal Paese». E bisognerebbe pensare a dare un impulso in questo senso già con la Finanziaria, che dovrebbe «pensare ai consumatori, restituendo loro il proprio potere d'acquisto». Dicendosi più che disponibile a sedersi intorno ad un tavolo per parlare di prezzi, così come proposto dal ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, il presidente di Confcommercio chiede però che a questo tavolo ci siano tutti, settore della produzione compreso che finora, invece, «è stato una specie di convitato di pietra». Sono propri i prezzi all'origine a dover salire sul banco degli imputati perché la colpa dei rincari è loro, afferma Billè: «Ad agosto prezzi alla produzione di pesche, pere e patate sono cresciuti rispettivamente del 71,9, 43,8 e 23,6 per cento». Complessivamente i rincari dei prezzi all'origine di alimentari e bevande sono stati del 2,3 per cento, contro un rialzo dei prezzi al consumo del 2,7 per cento. Questa differenza dello 0,4 per cento è troppo sottile per giustificare, secondo Billè, le accuse mosse ai commercianti. E la situazione non migliorerà nei prossimi mesi, visto che, secondo la Confcommercio, non ci sono segnali di ripresa fino alla fine dell'anno prossimo. Per l'intero 2003 il centro studi dell'Associazione prevede che il Pil crescerà solo dello 0,3 per cento, contro un'inflazione al 2,7 per cento, mentre il rapporto fra deficit e prodotto interno lordo si attesterà attorno al 2,5/2,6 per cento quest'anno ma l'anno prossimo supererà il 3 per cento. «L'Italia è quasi in recessione — ha detto Billè, chiedendo al governo di favorire un rilancio dei consumi — Dopo due anni la stagnazione economica non sembra essersi ancora esaurita, come dimostra la flessione del Pil dello 0,1 per cento registrata in aprile-giugno 2003 e per il prossimo anno si prevede una crescita del deficit-pil su valori superiori al 3 per cento. La ripresa è rallentata da un lato dalla domanda interna per consumi e investimenti, dall'altro da una dinamica dell'export negativa». A fine anno, sempre secondo Confcommercio, le esportazioni dovrebbero segnalare, per il secondo anno consecutivo, un calo dell'1,5 per cento. Sull'economia italiana, secondo la Confcommercio, pesa anche il tasso di inflazione, tornato ad agosto su valori prossimi al 2,8 per cento. «Qualcosa di buono — aggiunge Billè — arriverà nel 2004, grazie alla ripresa dell'economia americana, ma solo nella parte finale del prossimo anno si potrà parlare di ripresa consolidata». Billè punta il dito anche contro le banche: dal 1996 ad oggi il rincaro dei servizi bancari è stato del 61 per cento contro un aumento dell'inflazione, nello stesso arco di tempo, del 22 per cento.