Belgrado fa sul serio, scatta l'indagine
Obiettivo della trasferta, decisa dal governo di Belgrado, è esaminare ben cinquantamila pagine di documentazione relative all'operazione Telekom Serbia. I documenti, informa l'agenzia di stampa Tanjug, farebbero parte degli incartamenti relativi al processo in corso contro l'ex presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic. In un'intervista al quotidiano di Belgrado Blic, il ministro Batic sostiene: «Parallelamente alle indagini portate avanti dalla magistratura italiana, iniziamo anche una nostra indagine». Batic fa anche sapere che l'inchiesta serba «indagherà a fondo sulle malversazioni finanziarie avvenute nel nostro Paese». L'intento del governo di Belgrado -spiega Batic- «è di ascoltare i nostri testimoni entro la fine di settembre». Non commenta la decisione del ministero della Giustizia di Belgrado, il presidente della Commisione parlamentare d'inchiesta su Telekom Serbia, Enzo Trantino, di An. «Non posso permettermi di entrare in vicende che non conosco», sostiene il responsabile della bicamerale di Palazzo San Macuto. «E tantomeno - aggiunge l'esponente del partito di via della Scrofa - in decisioni che riguardano altri Stati, dei quali non si deve ledere l'autonomia». Lo stesso Trantino precisa che il suo ruolo istituzionale non «consente di commentare questa decisione nè di fare affermazioni che non competono alla commissione Telekom Serbia e al suo presidente». Ma per il senatore Giuseppe Consolo, capogruppo di An nella Commissione di San Macuto, «sembra giusto che anche Belgrado faccia chiarezza su questa sciagurata operazione». Accoglie con favore l'iniziativa serba il deputato di Fi Carlo Taormina, secondo il quale rappresenta «un segnale importante», che dimostra «la volontà di fare chiarezza sulla vicenda». «Non esito a dire -aggiunge inoltre il parlamentare azzurro- che la trasferta a l'Aja sarà molto fruttuosa». E aggiunge: «Comunque sia, ho l'impressione che l'aria sia davvero cambiata, che ora siano in molti a cercare la verità e che presto avremo nuovi elementi per dimostrare che, a capo dell'intera vicenda, c'è un ingente bottino che un gruppo di delinquenti si è amichevolmente spartito». Il vice presidente della Commissione bicamerale Telekom Serbia, Guido Calvi, saluta come «positivo» l'avvio della procedura d'inchiesta serba. «Va ricordato - sottolinea l'esponente diessino - che gli ambienti politici jugoslavi hanno sempre ritenuto che il proprio Paese avesse fatto un pessimo affare a causa delle tangenti intascate da personaggi locali e del prezzo assolutamente non proporzionato al valore della società». Per Calvi, la «Serbia indagherà sulla stessa materia della commissione italiana, ma con obiettivi che appaiono assai diversi».