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Arriva l'assegno mensile per i poveri

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Maroni annuncia: «Sarà una misura assistenziale». Sostituirà il reddito minimo d'inserimento

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Sarà finanziato, fifty fifty, dalle Regioni e dallo Stato, con l'obiettivo di aiutare quella che viene definita «area di bisogno assoluto». In pratica si tratterà di un assegno mensile che andrà solo alle famiglie che si trovano in estrema povertà e nelle quali difficilmente chi ha perso il lavoro potrà reinserirsi in un contesto produttivo. A fissare i criteri dovrebbero essere le Regioni ma certamente la nuova misura di sostegno sostituirà il vecchio Rmi (che variava tra 200 e 600 euro) previsto per chi aveva perso lavoro ed aveva poche possibilità di trovarne un altro. Dopo la fase sperimentale (che era arrivata a toccare 300 Comuni) la misura sarebbe estesa sia territorialmente, sia alle famiglie che, pur non avendo perso il lavoro, si trovano in estrema indigenza, in quella che viene definita «area di bisogno assoluto». La novità farà parte di un pacchetto «sociale» a favore delle famiglie con maggiori necessità economiche, come quelle a basso reddito alle prese con l'arrivo di un nuovo figlio. Come ha spiegato il ministro del welfare Roberto Maroni sarà «una misura di riequilibrio sociale». «Si tratta - ha detto - di una misura puramente assistenziale e sociale, un sostegno al reddito più debole, previsto già dal Patto per l'Italia che sarà cofinanziata al 50% da Stato e Regioni. Il Governo darà soldi raddoppiando le risorse delle Regioni. Martedì - ha confermato - cominceranno gli incontri con gli enti locali sul tema». «C'è una forte richiesta, da parte nostra, dell'Udc e di An - ha aggiunto Maroni - a interventi per la famiglia e questa sarà la strada che percorreremo: tra lunedì e martedì esamineremo le proposte in questa direzione». Maroni - parlando con i cronisti al termine del Consiglio dei Ministri - ha così confermato che «ci sarà anche una misura di riequilibrio sociale, come l'introduzione del reddito di ultima istanza». Una misura - ha ricordato - per chi è veramente in difficoltà: uno strumento puramente assitenziale e sociale, non di inserimento al lavoro, per sostenere i redditi più deboli». Attacca l'opposizione. A cominciare da Rosy Bindi: «Nutriamo seri dubbi sulla buona fede del ministro Maroni, quando insiste sull'inefficacia e la costosità del reddito minimo di inserimento sia perchè non è mai stata presentata una relazione al Parlamento sui dati definitivi della sperimentazione sia in considerazione della grande mobilitazione messa in atto dai comuni di centrodestra e di centrosinistra per il mantenimento della misura varata dal governo dell'Ulivo nel 1998 che ne testimoniano la validità», dice la responsabile politiche sociali della Margherita che osserva: «Abbiamo, invece, molto più di un semplice dubbio sulla efficacia del reddito di ultima istanza che si andrebbe a configurare come vero strumento assistenzialista e non di reinserimento nel mondo del lavoro contraddicendo quanto lo stesso Ministro aveva espresso sul "Corriere della Sera" del 10 dicembre 2002 per contestare la ragion dessere del reddito minimo di inserimento. Infine, vedremo come sarà accolta la richiesta di cofinanziamento da parte dalle Regioni dato che il governo si appresta ad una nuova stretta sui trasferimenti». Maroni ha inoltre annunciato che ci sarà una sforbiciata sulle pensioni di invalidità. «Gli interventi - spiega - vanno fatti non per modificare i requisiti, ma per eliminare gli abusi esistenti, garantendo autonomia funzionale alle Regioni sull'assegnazione dei benefici. C'è un circolo perverso - aggiunge - le Regioni decidono chi ha diritto e l'Inps paga. Le Regioni non pagano con soldi propri ma con quelli degli altri. Questa situazione crea degli abusi che noi vogliamo correggere». Maroni ha poi aggiunto che il governo sta studiando anche un intervento sulle pensioni d'oro: «Ci sono pensionati - aggiunge - che arrivano a superare 40.000 euro al mese per

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