E ora spunta la tassa anche sui telefonini
Solo su quelli ricaricabili. Al momento si tratta soltanto di un'ipotesi. Anzi, dell'ipotesi: dell'ipotesi più probabile al momento e che è stata oggetto di diverse riunioni a Palazzo Chigi, dove ieri pomeriggio è corso anche il presidente di Telecom Italia Marco Tronchetti Provera. Ma cosa è successo? Procediamo con ordine. Le compagnie telefoniche italiane hanno ottenuto una significativa vittoria contro la tassa sul fatturato, che il governo introdusse nel 1998 in sostituzione del canone. Nello specifico, secondo la Corte, la legge 448 del 1998, che impone un contributo annuo proporzionale al fatturato delle aziende, è «contraria alla liberalizzazione completa dei servizi e delle infrastrutture di comunicazione», perché ripristina di fatto il canone applicato in regime di monopolio; le regole Ue, invece, «vietano agli Stati membri di imporre simili prestazioni patrimoniali». La Corte di giustizia europea ha dato ragione a Infostrada e Albacom, che avevano presentato per prime ricorso; ma la decisione aiuterà anche Telecom Italia, Wind, Tim e Omnitel, che a loro volta si erano rivolte al Tar del Lazio per impugnare il provvedimento. Le compagnie telefoniche interessate e quotate hanno infatti registrato un bel guadagno in Borsa. Subito dopo che si è diffusa la notizia Telecom ha fatto segnare un +2%. In caso di vittoria definitiva, le compagnie riavrebbero i soldi versati in questi anni allo stato italiano, con un beneficio notevole per i propri conti: Telecom Italia, in particolare, recupererebbe quasi due miliardi di euro. Se si aggiunge quanto spetta anche alle altre compagnie telefoniche la cifra totale totale probabilmente sarà compresa tra i tre e i quattro miliardi di euro. Cifra che tuttavia lo Stato ha messo in bilancio in questi anni. Tremonti si ritrova un bel buco proprio alla vigilia della Finanziaria. Un buco di non poco conto, viste le ristrettezze economiche in cui si ritrova il ministro dell'Economia, costretto a racimolare pure gli spiccioli pur di far cassa. A via XX settembre si sta studiando dunque l'ipotesi di introdurre una sorta di tassa sulle schede ricaricabili dei telefoni cellulari. Una soluzione che potrebbe far fronte, forse soltanto in parte, al mancato introito della tassa sul fatturato voluta dall'allora ministro dell'Economia Vincenzo Visco. Soltanto la possibilità che si possa ricorrere a questo balzello ha fatto sobbalzare le compagnie e ieri Tronchetti Provera è corso a Palazzo Chigi a chiedere aiuto al vicepremier Gianfranco Fini. L. F.