«Difendiamo la nostra dignità»

I giudici si sono riuniti, per non più di 20 minuti, sospendendo le udienze, ed hanno ribadito il loro impegno «per garantire la legalità e tutelare i diritti e libertà dei cittadini, assicurare il principio che tutti sono eguali davanti alla legge». Nell'aula intitolata al magistrato Vittorio Occorsio, vittima dei terroristi di "Ordine Nuovo" nel luglio del 1976, è toccato a Filippo Paone, presidente della sezione distrettuale dell'Anm, introdurre il tema della riunione e ribadire che quella di ieri mattina «era l'assemblea di magistrati che hanno giurato fedeltà alle istituzioni e non dei magistrati corrotti». Ad ascoltarlo tutti i dirigenti degli uffici giudiziari della capitale, come il presidente del Tribunale Luigi Scotti, il procuratore della Repubblica Salvatore Vecchione, che è anche procuratore generale della Corte di appello, ed il presidente dei Gip Giovanni Ferrara. In rappresentanza della giunta Nazionale dell'Anm il consigliere Achille Toro, che è anche procuratore aggiunto. Proprio quest'ultimo, prima dell'inizio dell'assemblea aveva sottolineato che alle dichiarazioni di Berlusconi si doveva dare «una risposta ferma, composta e allo stesso tempo coerente con il tipo funzione che i magistrati svolgono». Secondo Toro «ai magistrati non interessa tanto marcare le ingiurie eventualmente ricevute, ma rivendicare la necessaria dignità della funzione giudiziaria, che ha un ruolo essenziale per l'uguaglianza dei cittadini. È in questa ottica che noi dobbiamo necessariamente mettere uno stop a questo proliferare di affermazioni ingiustificate che caratterizzano questa fase storica e di cui non riusciamo a capire il senso». Secondo il magistrato, il problema è che la funzione giudiziaria deve essere svolta correttamente nell'interesse dei cittadini, e che deve essere rispettata, come tutte le altre istituzioni, indipendentemente dagli eventuali errori e approssimazioni dei singoli magistrati. Alle dichiarazioni di Toro hanno fatto eco quelle del presidente del tribunale Scotti. «A noi - ha detto il magistrato - non interessa reagire, ma ristabilire la dignità necessaria per la funzione giudiziaria, che si conquista giorno per giorno attraverso la collaborazione di tutte le istituzioni». «In quarant'anni di attività - ha sottolineato Scotti - non ho mai vissuto un periodo come questo. È un momento di attacco quasi frenetico alla Magistratura. Sarebbe meglio incontrarci con tutta lealtà per discutere. Siamo arrivati al punto che non possiamo dichiarare le nostre colpe perchè immediatamente qualcuno grida «dagli all'untore». Ma nonostante ciò quella di magistrato, per i giovani, è ancora una magnifica professione».