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«Nego tutto, mi stanno perseguitando»

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non rispondo». Ed ha accusato apertamente Forza Italia di avergliela giurata e di perseguitarla da anni perché ha aiutato suo marito a fare politica «quando ha fatto la scelta di sganciarsi da Berlusconi nel 1996». Donatella Pasquali-Zingone-Dini, moglie dell'ex ministro degli Esteri Lamberto, imprenditrice d'assalto in Costa Rica dove è residente da 30 anni, ha risolto così la sua audizione in Commissione Parlamentare Telekom Serbia. Una condotta esemplare di smentite a raffica e di accuse ad una regia politica diretta a distruggerla, con solo qualche sbavatura qua e là e alcune risposte che hanno stemperato la tensione dell'interrogatorio facendo ridere soprattutto i giornalisti assiepati nella Sala Stampa di Palazzo San Macuto. Conosce Igor Marini? «Assolutamente no. Mai visto». Quindi non ha preso soldi per Telekom Serbia? «No». Non sa nulla della famosa valigetta con 5 milioni di dollari a lei consegnati da Paoletti al Golf Club di Sutri, di cui parla Marini? «Non sapevo nemmeno l'esistenza di quel circolo». E il notaio Gianluca Boscaro? «No». E Zoran Persen? «Non so neppure chi sia». E la Zara International? «No». È mai stata a Belgrado? «No». Ha mai fatto affari con imprenditori serbi? «Per carità non mi è mai venuto in mente!» Beh, veramente sono imprenditori come gli altri (risate). Ha avuto affari societari in Inghilterra? «No». E la Finanziaria di Curacao? «Non so neanche cosa sia». E così via per una lunga serie di domande fatte dal presidente Trantino e dagli altri commissari su banche, società, personaggi coinvolti nell'affaire Telekom Serbia. Donatella Dini smentisce ogni coinvolgimento, si definisce «imprenditrice e non affarista» ma come una vera donna d'affari navigata riesce a tener testa ai commissari, avvalendosi spesso e volentieri della facoltà di non rispondere quando, secondo lei «si tratta di fatti non attinenti» a questa inchiesta, ma al processo di Lucca che invece la riguarda da vicino o si scivola nella «violazione della privacy». Come quando gli vine chiesto: conosce Edgardo Pasquali? (Attimi di pausa) «Sì, è mio fratello, vive a Brighton». E sa se suo fratello conosce l'avvocato Norman ? Secondo le carte in nostro possesso, infatti, ha avuto rapporti con una società di Pintus, dietro cui, afferma Marini, ci sarebbe suo marito... «No, non so nulla. Sono calunnie. È una buffonata». A volte sembra addirittura voler condurre lei l'interrogatorio, altre fa la brava massaia: «Mi avvalgo dell'essere donna. Calma», esorta ad un certo punto quando tra politici si scaldano gli animi. Nessun timore reverenziale. Anzi, ribatte seccamente ad una battuta di Cesare Rizzi (Lega): «Non c'è denaro - dice - che possa eliminare il fango che mi hanno buttato addosso. Lo darò in beneficenza, ma lo chiederò». O in maniera quasi insolente: «Tra un po' sarò proprietaria di tutto il mondo e pure della Luna». L'audizione dura due ore e mezza. Dopo aver negato anche di aver incontrato Pintus all'Hotel Duomo di Milano nel 2000, conferma solo di aver avuto rapporti con il faccendiere sardo, sia di persona che telefonici (frequenti) durati però solo un mese, dal 17 novembre al 17 dicembre '99. Legati però all'acquisto di un immobile e alla mediazione della signora Oriana Cerri. Smentiti infine anche i collegamenti con la Natwest, banca di Londra che avrebbe riscosso il credito Italfondiario di Sidema, la sua società che si trovava in difficoltà economiche e di cui però adesso la Dini sembra ricordare pochissimo. A stento l'ultimo indirizzo «in via Leccosa», mentre fino al '98 si trovava in piazza San Lorenzo In Lucina. Poi vuole fornire le prove della «persecuzione» e consegna alla commissione il testo degli atti da cui risulta che Pintus in una intercettazione, minacciava di consegnare i documenti, dannosi per la Dini, «a Berlusconi» e che questi documenti «gli erano stati chiesti». In un'altra invece emerge che Pintus avrebbe vantato conoscenza con un comandante del Gico

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