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La lady in tailleur ha studiato a tavolino l'uscita da regina

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In perfetto look bianco e nero all'ultima moda, con un tailleur pantalone pied-de-poule, aderente, collana di perle, borsa di vernice bicolore di Gucci, scarpe pendant in b/n, pochi gioielli e un pizzico di lifting che non guasta mai (anche in una signora così charmant), lady Dini ha calcolato tutto. Per la sua giornata da protagonista assoluta sulla scena di Telekom Serbia ha studiato ogni minimo particolare. Alla schiera di giornalisti, fotografi e operatori Tv che l'hanno assediata al suo arrivo a palazzo San Macuto, ma soprattutto all'uscita, quando ha preferito la porta principale e il bagno di folla (divenuto in certi momenti un pericoloso corpo a corpo nonostante il cordone di commessi) alla più discreta uscita sul retro, si è presentata con il piglio della regina indiscussa, nonostante la «bieca» persecuzione politica di cui si è dichiarata vittima. Due ore e mezzo di «tortura» secondo Trantino, che è un vero gentiluomo e poi l'uscita trionfale. A metà tra Wanda Osiris ed Eleonora Duse. «Sì, sapevo benissimo che l'audizione era pubblica. Ho voluto solo confermare la mia estraneità assoluta», ha confermato con un sorriso innocente ai colleghi della stampa che gli facevano «ala», mentre tornava, come una sovrana con la sua corte al seguito, (i passanti chiedevano incuriositi: «Ma è un'attrice?»), verso la nota magione. Anche questo deve aver studiato a tavolino una lady del bel mondo come lei: niente macchina, niente autista, meglio tornare a piedi con un codazzo di cronisti. Volete mettere? Mica capita tutti i giorni di essere l'attrice protagonista su una ribalta come questa. E la signora non s'è persa l'occasione per sfruttare la ribalta e dire la sua, invece di rispondere alle domande e chiarire i fatti. Soddisfatta di aver risposto «no» al 98% dei quesiti proposti (alla fine alza il pollice in segno di vittoria) e di aver fatto ad arte la sua scena madre da perseguitata politica da decenni (a dir la verità, non ne ha neppure l'aspetto) lady Dini non è sembrata per niente intimorita dalla situazione. Anzi, a volte, ha bacchettato i parlamentari e rintuzzato con fare sprezzante e indignato quei poveri commissari che, in fondo, stavano lì per fare il loro dovere in merito ad un caso che ha ancora mille aspetti da chiarire e rappresenta una matassa non tanto facile da dipanare anche per illustri avvocati e magistrati. L'unico che, ad un certo punto, deve aver perso la pazienza davanti alle battute della signora, non ha resistito ed l'ha apostrofata in maniera leggeremente meno gentile degli altri per dirle in faccia: «Scusi, ma perché è venuta qui a non chiarire nulla, visto che non l'abbiamo nemmeno invitata, ma si è proposta lei?» è stato Gustavo Selva. Ma anche lui, probabilmente, come imprevisto era stato calcolato, perché la signora prontamente ha colto al volo l'occasione per ripetere ancora una volta al mondo, di essersi presentata lì, coraggiosamente (anzi quasi eroicamente), da sola contro tutti, per «proclamare a testa alta» che tutto quello che finora è stato detto e scritto su di lei «sono fandonie infamanti». Brava, una vera professionista della non-notizia a proprio uso e consumo. Giu.Cer.

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