IL presidente del Consiglio Silvio Berlusconi incontra oggi pomeriggio negli uffici della Comunità ebraica ...
All'incontro, richiesto dalle stesse comunità, presenzieranno anche il Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità ebraica di Roma Leone Paserman e l'assessore alle relazioni esterne delle Comunità di Roma Riccardo Pacifici. L'incontro «si svolgerà su due binari - ha precisato Pacifici - da una parte si parlerà delle famose frasi di Berlusconi su Mussolini che hanno angosciato le Comunità, dall'altro per esprimere il plauso al Governo per l'equilibrio dimostrato ed il contributo dato al livello nazionale ed europeo nel processo di pace e nell'applicazione della road map». Presso la sede dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ieri c'è stato un incontro fra il presidente dell'Ucei Luzzatto e il consigliere Ruben, con il presidente della Comunità di Roma Paserman e Pacifici, che ha consentito di chiarire positivamente una situazione di possibile contrasto che si stava venendo a verificare fra la stessa Ucei e la Comunità romana e che «a seguito di errate interpretazioni» stava per mettere a rischio la presenza di Luzzatto, quindi confermata, anche a seguito di un colloquio chiarificatore svoltosi fra il presidente dell'Ucei e il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta, il quale ha specificato che l'interlocutore politico è l'Ucei. Intanto, ieri il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha contestato la tesi in base alle quali le leggi razziali e l'antisemitismo in Italia sarebbero stati «più leggeri rispetto agli altri paesi europei». «Intanto - ha dichiarato Di Segni a l'Opinione - non ci fu alcuna applicazione di queste leggi dolce o attenuata, anzi furono la rovina economica di un sacco di famiglie i cui capi famiglia dall'oggi all'indomani non poterono più lavorare. E poi tutto il resto...la discriminazione, le campagne diffamatorie, l'allontanamento dalle scuole e dai pubblici uffici». «Non è stato davvero uno scherzo - ha aggiunto - E poi queste leggi furono all'origine della nostra schedatura, quell'infamia che ha aperto la porta al peggio che è venuto dopo con le deportazioni degli anni 43-45».