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Il governo vara le riforme istituzionali

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Passa la norma per l'autonomia di Roma: l'ordinamento sarà stabilito dalla Regione Lazio

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Il pacchetto di cambiamenti della Costituzione preparato dai quattro saggi della Cdl è da stato approvato dal consiglio dei ministri. Il testo passa ora alla Conferenza Stato-Regioni, che farà le sue osservazioni entro 20 giorni, e quindi ci sarà un nuovo voto del governo per il via libera definitivo. Berlusconi vorrebbe approvarlo in prima lettura in parlamento entro quest'anno, e di vararlo definitivamente (serviranno quattro letture) entro il 2004. Secondo le riforme varate ieri il premier sarà eletto con la sua maggioranza, potrà revocare i ministri. Ci sarà la possibilità di sciogliere le Camere prima della fine della legislatura. Il Senato federale avrà 200 senatori eletti con il proporzionale, ma la riduzione dei parlamentari ci sarà soltanto «a partire dalla legislatura successiva alla prossima». Cambieranno le modalità di elezione del presidente della repubblica. Poi, si stabiliscono particolari condizioni di autonomia per Roma Capitale. Berlusconi ha sottolineato la compattezza della Casa delle libertà, rilevando che la maggioranza «è aperta al contributo dell'opposizione e si augura che possa sempre esserci». Anche il vicepremier Fini si è augurato che «l'opposizione non giudichi pregiudizialmente la proposta di riforma», ma se il confronto sarà rifiutato, «noi andiamo avanti da soli». Il ministro dell'Udc Buttiglione ha rassicurato chi, come Ciampi, è contrario a toccare la Costituzione, che il progetto mantiene fermi valori e principi: «Il ruolo del presidente della repubblica non si è indebolito, anzi si è rafforzato». Anche Bossi, che su Roma Capitale ha avuto da ridire ma è stato rintuzzato da Fini e Buttiglione, si è dichiarato disponibile al dialogo, sostenendo che il disegno di legge «è aperto al contributo delle Camere e delle Regioni». «Su Roma Capitale - ha detto fra l'altro Fini - sono state recepite le indicazioni dei governatori e in particolare di quello del Lazio». In sostanza il testo prevede che Roma abbia un suo ordinamento che «verrà definito nell'ambito dei limiti riconosciuti dallo Statuto del Lazio». Pertanto, forme e condizioni particolari di autonomia, anche normativa, potranno essere attribuite nei limiti previsti dallo Statuto Regionale. Il governatore del Lazio Storace ha definito la decisione del Consiglio dei ministri «rispettosa della considerazione che si deve alla capitale di una Repubblica federale» e ha ribadito «l'impegno a lavorare insieme al Campidoglio, per un assetto ordinato dei poteri della città e della Regione. Voglio altresì apprezzare la disponibilità manifestata dal ministro Bossi a un confronto aperto con le Regioni». «Quando la sinistra romana conoscerà il testo approvato - ha aggiunto - ci ringrazierà». Di diffidenza e chiusura le prime reazioni dell'opposizione. Il vicepresidente dei deputati della Margherita Monaco dice che per il dialogo devono cessare le aggressioni all'opposizione. Il sindaco di Roma Veltroni dice che su Roma Capitale «il Governo ha scelto una via tortuosa e minimale».

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