Dal 2008 in pensione con 40 anni di contributi o 65 di età
Lo ha confermato Berlusconi, spiegando al termine del consiglio dei ministri che l'intesa è vicina anche se al momento «non è ancora ufficiale», bensì «ufficiosa su una riforma strutturale»«, e che «consentirà di dare il via libera ad una manovra economica composta per due terzi di una tantum e per un terzo di misure strutturali». A illustrare i cardini di questo accordo è stato però il ministro dell'Economia Tremonti, in un'intervista: subito incentivi per chi resta al lavoro pur avendo raggiunto i requisiti per la pensione di anzianità; riforma strutturale dal 2008, quando si potrà andare in pensione con 40 anni di contributi o 65 anni di età; infine, decollo definitivo della previdenza complementare. Secca la bocciatura dei sindacati che, definendo la proposta «inutile e irresponsabile», hanno lanciato al Governo l'ennesimo ultimatum: se non si aprirà al più presto un confronto con noi lo scontro sociale sarà inevitabile. Fino allo sciopero generale. E a sollecitare il confronto con le parti sociali è stato il ministro delle Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione: «Abbiamo messo troppo tempo a chiarire le idee fra di noi - ha detto - anche con schermaglie che si potevano evitare». Tremonti ha dichiarato al Corriere della Sera la necessità di un «patto tra le generazioni sulla previdenza». Fno al 2008 le pensioni di anzianità non saranno toccate, «Fatti salvi i diritti acquisitisi - ha detto - potrebbero essere identificati a ridosso del 2008 due requisiti: 40 anni di contributi o 65 anni di età. Questo vuol dire - ha spiegato - che se hai 40 anni di contributi puoi andare in pensione anche se non hai 65 anni di età; che se hai 65 anni di età puoi andare in pensione anche se non hai 40 anni di contributi». Il sottosegretario al Welfare, Brambilla, sottolinea come quello di Tremonti sia «un messaggio per tranquillizzare le persone e per assicurare che da qui al 2008 non succederà nulla». Ma Cgil, Cisl e Uil, e anche l'Ugl, il sindacato vicino ad An, non la pensano così. Il segretario confederale della Cisl, Baretta, sottolinea che nei prossimi anni si rischia una vera e propria fuga verso la pensione, e Morena Piccinini, segretaria confederale della Cgil, considera la proposta come «un atto di coercizione che rischia di mettere in difficoltà milioni di lavoratori».