Ciampi richiama il governo sulla scuola
Rivolgendosi a una platea composta da centinaia di studenti di tutte le età, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno scolastico 2003-2004 che si è svolta ieri al Vittoriano con la partecipazione del ministro dell'istruzione Letizia Moratti, il presidente ha rivolto alla nazione un messaggio chiaro: la Costituzione affida alla Repubblica il compito di «dettare le norme generali dell'istruzione e di istituire scuole statali di ogni ordine e grado, di permettere ai meritevoli privi di mezzi economici di accedere ai più alti gradi degli studi». Nella prima parte della carta costituzionale, poi, si ritrovano i nostri valori: «La democrazia, i diritti inviolabili dell'uomo, i doveri inderogabili di solidarietà, l'eguaglianza e la pari dignità di tutti i cittadini davanti alla legge...». Ciampi ha rinnovato il consueto invito a leggere attentamente il documento che rappresenta la base della Repubblica. E parole di apprezzamento il presidente le ha rivolte al difficile e nobile compito degli insegnanti, che spesso si trovano a operare in condizioni difficili: «È dovere di tutti - ha affermato il presidente - non lasciarli mai soli nel loro lavoro, assicurare alla loro professione la centralità e il rispetto che meritano». Sono loro, a fianco delle famiglie, a preparare i giovani «al dialogo, che è esercizio di democrazia ed è alla base di quel futuro di pace fondato sui valori comuni che i popoli d'Europa hanno deciso di condividere e diffondere». Infine si è rivolto ai giovani invitandoli a cercare in loro stessi la forza di trasformare i propri sogni in progetti di vita: «mantenete vivi l'entusiasmo e lo slancio che già state esprimendo in più modi - li ha esortati - nell'impegno per la pace, nell'orgoglio di essere italiani, nella ricerca dei valori sui quali impostare la vostra vita». E l'importanza dell'educazione alla pace e alla solidarietà è stata ribadita anche dal ministro dell'istruzione Letizia Moratti, che nel suo discorso ha parlato della necessità di una scuola «che educa alla convivenza civile», ovvero che insegni «a partecipare attivamente alla vita sociale e quindi alla solidarietà verso gli altri». L'istruzione, per il ministro, è «la vera spesa previdenziale da aumentare: quella che investe sul futuro». Per questo ha auspicato l'adozione di «misure mirate sui reali bisogni dei giovani e delle loro famiglie focalizzando gli interventi dello Stato, incrementando gli investimenti pubblici in istruzione, formazione e ricerca». Dalla vocazione della scuola di ponte verso il mondo del lavoro discende l'esigenza di un'istruzione che sappia aprire «ai giovani la strada dei mestieri, delle professioni e degli impieghi, valorizzando tutti i talenti disponibili nelle nuove generazioni».