Pubblico impiego, i sindacati sul piede di guerra per i contratti
Senza una svolta nella vertenza - avvertono - il conflitto sarà inevitabile. Decisivo, a questo punto, diventa l'esito degli incontri già previsti a partire da oggi all'Aran, l'agenzia che tratta per conto del governo. Nonostante, infatti, stia per concludersi la stagione contrattuale (a fine anno), ci sono ancora oltre un 1.300.000 lavoratori pubblici in attesa del rinnovo. Sono i dipendenti della sanità, degli enti locali, delle agenzie fiscali, della presidenza del consiglio, delle aziende autonome, della ricerca, dell'università. Ad allarmare i sindacati anche la mancata entrata in vigore del contratto del parastato. L'accordo è stato raggiunto a giugno, ma ancora non è stato trasmesso alla Corte dei Conti. Allo stato, infatti, gli unici lavoratori pubblici ad aver avuto gli aumenti in busta paga sono stati i ministeriali e gli insegnanti. TRATTATIVA ANCORA IN SALITA PER OLTRE 1.300.000 ADDETTI — Da oggi ripartono i negoziati all'Aran. Si comincia con le agenzie fiscali anche se l'incontro ha carattere tecnico, mentre giovedì 18 sarà la volta degli enti locali. «O le previsioni del ministro Mazzella, secondo il quale i contratti si chiuderanno entro settembre, assumono un carattere di realismo che oggi non hanno - osserva il segretario nazionale della Fp-Cgil, Carlo Podda - oppure sarà inevitabile il ricorso ad azioni di lotta». «Chiediamo al governo di intervenire per stringere i tempi per la definizione dei contratti, ma anche di sbloccare il contratto del parastato trasmettendolo alla Corte dei Conti» dice il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, il quale stigmatizza anche il fatto che per i contratti della ricerca e dell'università, per tradizione fanalino di coda di ogni tornata contrattuale, ancora non esiste neanche una bozza di direttiva. «La prossima settimana sarà fondamentale - sostiene il segretario generale dell'organizzazione di categoria della Cisl, Rino Tarelli - noi abbiamo dimostrato la fondatezza delle nostre ragioni, ora dalle controparti venga un segnale di disponibilità. Ci aspettiamo una svolta, altrimenti il sindacato, che non va neanche in ferie, non sarà assente nel momento in cui le ferie sono finite». PER I NUOVI CONTRATTI AUMENTI OLTRE ALL'INFLAZIONE PROGRAMMATA — Intanto Cgil, Cisl e Uil affilano le armi in vista del rinnovo del nuovo biennio economico del contratto (2004-2005). In Finanziaria il governo dovrà prevedere risorse necessarie. Nei prossimi giorni le categorie faranno il punto per la presentazione entro il mese delle piattaforme rivendicative. Di certo, gli aumenti richiesti andranno oltre l'inflazione programmata per il 2004 (1,7%) e il 2005 (1,5%). I fondi - dicono - dovranno tenere conto inoltre dello scarto tra inflazione reale e programmata che si è registrata nel precedente biennio e della quota per la produttività da distribuire nella contrattazione integrativa. Non solo: per i sindacati bisognerà considerare anche l'aumento dei prezzi e delle tariffe.