Nessun dubbio sulla documentazione. È quella che doveva arrivare da Lugano
Alle 12,55 le agenzie annunciano l'inizio delle consultazioni delle alle carte di Igor Marini giunte dalla Svizzera e alle 13,44 il senatore Michele Lauria fa sapere, ancora alle agenzie, che «tra le carte non ci sono nomi di politici». Onorevole Nan, che impressione avete avuto durante il primo esame delle carte giunte dalla Svizzera e delle dichiarazioni sull'assenza dei nomi di politici dell'attuale opposizione? «Abbiamo finito il lavoro della Commissione alle 16,40. Le dichiarazioni di alcuni esponenti dell'opposizione sono superficiali. La realtà è che nelle carte ci sono le società di cui aveva fatto menzione Igor Marini nelle sue dichiarazioni, l'esistenza di conti correnti e il passaggio di ingenti somme di denaro. In più abbiamo trovato fotocopie di personaggi, di cui dobbiamo riscontrare l'esistenza. La sinistra esulta che non ci siano fotocopie relative a personaggi politici. Credo che sia difficile pensare che società anonime che gestiscono fondi in modo illecito possano essere direttamente riferibili a persone e a professionisti stranieri. Oggi abbiamo acquisito questi documenti che ci consentono di approfondire la verità. Ma è frettoloso affermare che Marini dice la verità o meno». Quanto è durato il lavoro di visione delle carte e come avete fatto a visionare 1.800 pagine di documentazione in poche ore? «Abbiamo lavorato tutta la mattina, abbiamo fatto una sospensione alle 13,10 e abbiamo ripreso alle 14. Eravamo più di 15 commissari. Immagini come sono state viste queste carte. L'importante che ci siano questi documenti, che ci siano i conti correnti e che ci sia la documentazione sui passaggi di denaro che ci consentiranno di vedere chi ha preso questi soldi». Condivide i timori di chi aveva sollevato dei dubbi che la documentazione giunta dalla Svizzera fosse completa? «Le carte che dovevano arrivare sono queste. Non ci aspettavamo altro. Attendevamo dei documenti societari con i quali approfondire i passaggi di denaro». Cosa vi aspettate dalla trasferta della Commissione a Belgrado? «Il fatto che le autorità di Belgrado abbiano accettato di farsi sentire mi fa pensare che in Serbia potremmo ottenere elementi importanti».