Berlusconi non cede e va da Ciampi Colloquio di due ore con il Capo dello Stato anche sui temi di politica estera. Prodi: «Quando legittimerà Stalin?»
Fra loro uno scambio di idee sui prossimi impegni europei, sul Medio Oriente e sull'Iraq, anche in vista delle visite in programma negli Stati Uniti. Secondo la versione ufficiale, è stato un incontro di lavoro, di routine per esaminare gli impegni della ripresa politica. Ma non si può escludere che il faccia a faccia sia stato anche l'occasione per chiarire le rispettive posizioni su qualcuno dei temi che hanno dato l'impressione di una sintonia non proprio piena fra Quirinale e Palazzo Chigi: dalla legge Gasparri al disegno di legge del governo sul mandato di cattura europeo che Ciampi ha chiesto di modificare, dalle frasi tranchant del premier sui giudici a quelle su Mussolini, al modo di mettere in cantiere alcune riforme istituzionali... E ieri Berlusconi se l'è presa con i quotidiani e le tv colpevoli di aver travisato le sue parole. «Leggo i giornali e trovo un completo discredito nei miei confronti, e disprezzo verso gli italiani», si è lamentato ieri durante la conferenza stampa sulla riforma scolastica: «Secondo la sinistra anch'io devo andare a scuola per studiare la storia di Mussolini», ha scherzato il presidente del consiglio. È convinto che colpire lui, significa colpire il paese. Non solo i giornali ma anche la tv ce l'avrebbe col premier, «invece di contribuire a veicolare valori», la tv è diventata un luogo dove «si ascoltano da parte dell'opposizione solo insolenze». «Sono il presidente di tutti gli italiani, anche di chi non mi ha votato». Quindi, «non si capisce come una istituzione possa essere soggetta tutti i giorni a una critica». Tra gli alleati che hanno accolto con maggiore imbarazzo il giudizio sul Duce il vicepresidente del consiglio di An Gianfranco Fini: «Se lo poteva risparmiare», avrebbe detto. «Il signor Berlusconi lo conosciamo, le battute le fa e se stesse un pò più zitto sarebbe meglio», ha detto ieri sera il presidente di Mediaset Fedele Gonfalonieri. Intanto l'opposizione continua ad attaccare. Il leader ds Piero Fassino ha deposto ieri una corona di fiori al monumento sul Lungotevere dove il 10 giugno '42 fu rapito Giacomo Matteotti. Secondo Fassino la precisazione di Berlusconi, che ha detto di aver voluto difendere l'Italia per non metterla sullo stesso piano di dittature sanguinarie come l'Iraq, «ha aggravato quelle parole irresponsabili». «Si ricorda di Matteotti solo quando gli fa comodo», afferma però il capogruppo di Forza Italia al Senato Renato Schifani. «Io condivido il senso di avvilimento di tutti gli italiani», ha detto il presidente ds Massimo D'Alema. E anche Romano Prodi ha fatto una battuta: »Mi pongo il problema di che cosa succederà quando Berlusconi legittimerà Stalin e lo stalinismo. Allora sarà un bel problema per il centro sinistra».