Bufera su Berlusconi fan di Mussolini
Accuse alla sinistra: si deve vergognare. Ha condiviso per una vita gli orrori del comunismo
«Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, mandava la gente a fare vacanza al confino». Per il premier non sono finiti i grattacapi. Nella lunga intervista concessa al settimanale britannico «The Spectator» e alla «Voce di Rimini», di cui ieri è stato pubblicato un secondo corposo estratto, Silvio Berlusconi fa questa considerazione, sollecitato dall'intervistatore, mentre parla a tutto campo della guerra in Iraq e delle vicende di politica interna e personali. Una considerazione che fa riesplodere la polemica con l'opposizione e che lo stesso presidente del Consiglio rintuzza in giornata, chiarendo il senso delle sue parole che «la sinistra, ancora una volta - dice - ha strumentalizzato», prendendo spunto da «quella che era solo una chiacchierata estiva condotta sul filo del paradosso e mettendo in scena una nuova puntata di un tormentone propagandistico». Una sinistra che si deve «vergognare» dopo «aver condiviso per una vita gli orrori del comunismo». In realtà, spiega Berlusconi ai giornalisti italiani, leggendo una dichiarazione scritta, al termine della conferenza stampa congiunta con il presidente egiziano Mubarak, «non ho inteso fare un'analisi storica del fascismo nè del suo leader, non ho inteso rivalutare Mussolini. Semplicemente ho reagito da patriota, da italiano vero non ho accettato la sua comparazione, e quella del mio Paese, che non ha nessun fondamento storico, ad un altro dittatore e ad un'altra dittatura, quella di Saddam Hussein, che ha provocato milioni di morti». E sottolinea, replicando sempre alle critiche dell'opposizione, di non essere un «nostalgico» del fascismo. Il presidente del Consiglio, parlando sempre dell'intervista al periodico britannico fa riferimento inoltre ad «un preciso accordo» perché si potesse parlare «liberamente e colloquialmente». Una intervista concessa a giornalisti «amici», dopo «le insistenze» da parte di colleghi italiani, che si sono «approfittati dell'assenza del portavoce di palazzo Chigi, Paolo Bonaiuti». E nell'intervista allo «Spectator» il premier fa anche alcune considerazioni sul suo ruolo di uomo che non proviene dalle fila della politica. «Per me - spiega - non poter agire con la libertà dell'imprenditore è sempre una diminuzione. Certe volte è drammatico perché vedo quello che si potrebbe fare, ma non posso farlo» sostiene, ribadendo che le sue difficoltà a governare dipendono anche da «intere procure, come quelle di Palermo e di Milano che non fanno altro che inventarsi teoremi» contro di lui. Una situazione che ha portato al cosiddetto «Lodo Maccanico» al quale era «contrario», ma che alla fine è sembrata una soluzione dal momento che stava succedendo, a suo avviso, quanto accaduto nel 1994, anno in cui fu accusato di «corruzione»; accuse poi dissoltesi con «l'assoluzione» in appello e Cassazione. Nel quadro del suo ragionamento sulla magistratura il premier difende inoltre Marcello Dell'Utri da chi lo accusa di aver avuto rapporti con la criminalitàorganizzata: ci metto «la mano sul fuoco» sostiene, aggiungendo che «a Palermo la nostra magistratura comunista, di sinistra, ha creato un reato, un tipo di delitto che non è nel codice: il concorso esterno in associazione mafiosa».