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Rutelli insiste sulla lista unica nonostante le divisioni interne

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È questo, in sostanza, l'esito della riunione dell'esecutivo della Margherita, alle prese con un problema non di poco conto: trovare il modo per far rientrare il «no» di Franco Marini che riveste un peso notevole nel partito come responsabile dell'organizzazione e che ormai si è spinto molto in avanti sulla linea del no. E portare avanti l'opera di persuasione nei confronti di altri esponenti di rango, quali De Mita, Mancino e Bianco, ancora influenti su un'area di elettori ex Dc soprattutto in Campania. E per trovare la quadra, lo stato maggiore del partito sta provando a strappare ai Ds un segnale di apertura proprio sul gruppo unico in Europa; tema, questo, non a caso rilanciato con forza da Castagnetti e caldeggiato più volte da Marini e De Mita nei giorni scorsi. Ieri i dirigenti dei DL hanno discusso per più di tre ore di lista unica e anche di partito unico, «senza fare passi avanti», come precisato dallo stesso Marini, perchè ognuno è restato sulle posizioni già espresse alla festa di Lerici. In un clima nel complesso pacato, non è mancata qualche tensione, come uno sfogo animato di Marini contro Carra, reo di aver fatto una battuta mal digerita sull'assenza di controproposte dignitose da parte di chi si oppone alla lista unica. Nella sua introduzione, a quanto si apprende, Rutelli avrebbe ripetuto che bisogna fare la lista unitaria, un passo avanti importante. E che mentre si lavora a questo progetto bisogna far pronunciare gli organismi democratici; allo stesso tempo, avrebbe chiarito il leader, è indispensabile che si lavori per rafforzare l'identità del partito in preparazione delle amministrative di primavera. Siamo un partito di centrosinistra - avrebbe aggiunto - ed è normale che da noi vi siano posizioni di centro e quindi dobbiamo andare avanti su questo progetto confrontandoci con tutti, senza spaccare il partito. Sul se, come e quando riunire il congresso nazionale si è parlato a lungo. Parisi ha sostenuto che bisogna identificare un percorso compatibile con i tempi per dar vita alla lista unica, ma anche con una partecipazione della base alla discussione. Marini ha caldeggiato un percorso ordinario: queste sono decisioni che si prendono in un congresso - avrebbe detto - quindi completiamo il percorso dei congressi provinciali e regionali per arrivare poi al congresso nazionale tra gennaio e febbraio convocato per rinnovare gli organi e decidere sulla lista unitaria. Si è poi affacciata l'ipotesi che la direzione (che slitterà dal 16 al 20 settembre) discuta a fondo e poi convochi l'assemblea federale ai primi di ottobre: in quella sede si potrebbe prendere una decisione sulla lista unitaria da far ratificare al congresso a fine gennaio, non prima di un ampio dibattito della base nei congressi provinciali e regionali. Più sullo sfondo il tema di una aggregazione dei partiti riformisti: Franceschini e Bordon, pur frenando sul rischio di accelerazioni in tal senso, avrebbero fatto presente che comunque bisogna capire che la direzione è quella. Netto anche su questo il no di Marini: la lista unica porta lì, al partito unico, e ciò significa solo una subalternità ai Ds. Esplicito anche il no di Castagnetti, contrario all'ipotesi di un partito unico del centrosinistra: «Se si continua a parlare di partito riformista, una prospettiva che non esiste, si rischia di affossare la lista unitaria».

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