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Previdenza, Confindustria boccia le proposte

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Maroni però risponde conciliante: «Possiamo aprire un confronto»

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Confindustria boccia le proposte in campo (incentivi e introduzione di un requisito di anzianità stringente dal 2008) sulle quali l'esecutivo sembra aver trovato un'intesa di massima: «In linea di principio - si legge nel dossier - queste ipotesi rischiano di funzionare male, se non di essere controproducenti». «Questi interventi infatti - sottolineano gli industriali italiani - non incidono significativamente sulla convenienza del singolo a ritardare l'uscita dal mondo del lavoro e avranno effetti sulla finanza pubblica aleatori, sostanzialmente neutri o comunque molto contenuti». Immediata la replica del ministro del Welfare, Roberto Maroni. «Sulla previdenza si può aprire un confronto» è sua la risposta. «Quella di D'Amato non mi sembra un'accusa - dice ancora Maroni -. Con Confindustria e con le altre parti sociali abbiamo fatto già un buon lavoro sulla legge Biagi producendo una riforma importante. Anche sulla previdenza possiamo fare la stessa cosa, tenendo però ben presente che la riforma non può essere usata per fare cassa». «Il nostro obiettivo - continua Maroni - è dar vita a un sistema sostenibile ed equo, elevando l'età pensionabile per mezzo degli incentivi e creando un sistema di previdenza complementare per dare una nuova opportunità ai giovani». Riguardo alla parificazione di trattamento per chi lavora nel pubblico e chi nel privato, Maroni fa un esempio, già proposto in un convegno durante la festa della Lega Nord di Novara. «Due gemelli che hanno lavorato lo stesso numero di giorni e che vanno in pensione nella stessa data, percepiscono due pensioni diverse a seconda che abbiano lavorato nel pubblico o nel privato. Non è giusto - dice Maroni -. E la legge Dini ha risolto questo problema. Noi ora dobbiamo occuparci della fase transitoria fino al 2025 quando entrerà in vigore il nuovo sistema». Ma Maroni ha la risposta pronta anche per il segretario generale della Cisl, Pezzotta, che minaccia uno sciopero in caso «non si vedano le carte».. «La preoccupazione dei sindacati sulla questione della riforma delle pensioni ha un certo fondamento. Nella maggioranza si sono sentite voci diverse. Ma ora abbiamo raggiunto un'intesa e nei prossimi giorni, o anche nelle prossime ore, spiegheremo la proposta ai sindacati». «Non mi aspetto certo una risposta entusiastica alla proposta - dice Maroni - ma spero che si apra un confronto per arrivare velocemente a dare una risposta equa». Maroni ribasce anche che il governo intende fare una riforma delle pensioni «sganciata» dalla Finanziaria. «È stata la decisione più seria - commenta il ministro del Welfare - per dimostrare che la riforma non serve per fare cassa. Per trovare le risorse per sostenere i progetti per il Sud c'è la Finanziaria».

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