Annunziata, avanti tutta col digitale
Entrambi, però, convocati in Commissione Cultura alla Camera, insieme ai consiglieri Alberoni, Petroni e Veneziani, affermano che non hanno «modifiche da proporre» alla legge. Soprattutto perché «non è» loro compito. E illustrano il documento unitario costruito pezzo per pezzo per far giungere i vertici ad una posizione comune sulla legge e soprattutto sul digitale. Paolo Romani, presidente della Commissione, è convinto che sul ddl «non ci siano ipotesi di modifica. Il tema è stato assolutamente sviscerato». Se l'Annunziata concorda sull'unità di intenti del CdA, in vista degli investimenti per il digitale, è convinta però che «si scarichi sul CdA una fretta e una confusione della politica che non credo il Cda si debba accollare». E aggiunge: «Per esempio quel 50% della popolazione che al 31 dicembre sarà coperta dalla rete in digitale terrestre - dice ancora Annunziata - dovrà però avere il decoder per vedere la tv digitale terrestre. È pronto lo Stato? Io ne dubito». Infine, per confermare le sue intenzioni di dimissioni una volta approvata la legge (ma in molti già pensano che rimarrà almeno fino al 31 dicembre), spiega di parlare «da pre-dimessa» e quindi dice «mi posso prendere la libertà personale di dire che il Ddl Gasparri è una legge sbagliata». Mentre al consigliere Veneziani spetta il compito di ribadire l'inversione di tendenza degli ascolti Rai (già da noi sottolineata), aggiungendo che «la Rai dall'8 giugno a ieri ha raggiunto il 45.89% di share», l'illustrazione completa del documento spetta invece a Cattaneo che proprio sulla base «dei nuovi investimenti per il digitale chiede opportuni «interventi da parte dell'esecutivo» e di affrontare nuovamente l'argomento canone. Intanto, un nuovo spettro si agita sul Ddl Gasparri: quello di un possibile intervento della Commissione europea se la legge non verrà cambiata. La giornata di audizioni sul Ddl Gasparri porta ad un avvertimento esplicito da parte dei presidenti delle autorità Comunicazioni e Antitrust. Enzo Cheli ritiene infatti che il disegno di legge dovrebbe tenere conto di due novità di «grande rilievo»: da una parte l'entrata in vigore delle direttive della comunità europea sulla comunicazione elettronica, dall'altra l'ingresso nel mercato italiano di Sky. Molto critico il presidente dell'Antitrust Tesauro: «Nel ddl Gasparri ci sono profili di contrasto con la normativa comunitaria, soprattutto per quanto riguarda il nuovo approccio del diritto della concorrenza». Montezemolo è duro: «Sperare che lo squilibrio giornali-Tv possa essere sanato dalla legge che è in discussione sarebbe utopia, ma crediamo di avere il diritto di chiedere che questo squilibrio non venga aggravato». A difendere il sistema su cui si calcolano i tetti antitrust nel ddl Gasparri arriva il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, mentre a Cheli risponde subito anche il ministero attraverso il sottosegretario Innocenzi, il quale sottolinea come «la legge è perfettamente conforme alle direttive della Ue, infatti gli indici di affollamento sono uguali in tutta Europa».