I magistrati affilano le armi contro il premier
L'Associazione nazionale magistrati affila le armi e si prepara a rispondere alle dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sui giudici «disturbati mentali», che tante polemiche hanno suscitato la settimana scorsa. Le assemblee dovrebbero tenersi alla ripresa dell'attività giudiziaria ordinaria dopo la pausa estiva, presumibilmente il 16 settembre. E dovrebbero essere accompagnate dalla sospensione simbolica delle udienze: un quarto d'ora, dieci minuti, il tempo necessario per dare lettura del documento preparato dall'Anm e forse per un breve dibattito. Un documento che dovrebbe ricalcare le affermazioni preoccupate fatte dai vertici dell'Associazione dopo le dichiarazioni di Berlusconi, bollate come «inaudite e gravissime» in quanto volte a incrinare «l'equilibrio dei poteri, principio fondamentale dello Stato di diritto». Non sarebbe la prima volta che il sindacato delle toghe ricorre a un'iniziativa del genere. Lo ha fatto in tempi recenti, l'anno scorso, contro la riforma dell'ordinamento giudiziario del governo. La decisione finale sarà presa oggi in una riunione della giunta del sindacato delle toghe, convocata a seguito di quelle dichiarazioni per stabilire le «opportune iniziative a tutela della funzione giudiziaria e della onorabilità dei magistrati italiani». L'esito sarà reso noto in una conferenza stampa, durante la quale saranno letti i messaggi di solidarietà giunti ai magistrati italiani dai colleghi europei e dalle loro associazioni. Non è escluso che vengano prese in considerazioni anche altre forme di protesta. In questi giorni la posta elettronica delle correnti è stata inondate da messaggi indignati nei confronti del premier e da proposte di reazione da parte dei magistrati italiani. Fra le altre, spiccano inviti alle Procure a procedere per vilipendio dell'ordine giudiziario nei confronti del premier e ai singoli di chiedere a Berlusconi in sede civile davanti ai giudici di pace il risarcimento del danno inflitto alla loro immagine da quelle dichiarazioni. La giunta del parlamentino delle toghe incontrerà anche Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, che intende testimoniare «solidarietà a tutti i magistrati italiani». Dalla presa di posizione dell'Anm, preannunciata su un piano strettamente «istituzionale», dipenderà la possibilità di riannodare il dialogo sulle riforme. Del rischio che possa tornare a divampare la polemica, nonostante tutti affermino di condividere gli appelli autorevoli ad «abbassare i toni», appare consapevole il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, anche se cerca di minimizzare, affermando che il caso sorto dopo le esternazioni del premier è «ormai assolutamente superato», perché «è stato tutto chiarito». «Il governo - aggiunge Castelli - ha ribadito la sua posizione». Il Guardasigilli sottolinea poi che, «in una democrazia, è importante il dialogo fra i vari poteri, come è altrettanto importante la separazione dei poteri e che ognuno faccia la propria parte».