«Come segretario Nato proporrei Buttiglione»
E soprattutto un testimone dello stato delle relazioni tra gli Usa e il nostro Paese. Consigliere, il recente incontro tra Bush e Berlusconi ha rafforzato l'alleanza tra i due Paesi. Come viene visto negli Usa questo rinnovato rapporto? «Sicuramente l'America ha un grande interesse nei confronti dell'Italia tanto che avrebbe sicuramente sostenuto la candidatura del ministro della Difesa per la segreteria generale della Nato. Martino ha rifiutato per ragioni personali, ma sarebbe sorprendente se l'Italia perdesse questa grande opportunità, per questo deve indicare presto una personalità alternativa capace di conquistare questo incarico prestigioso. Del resto l'Italia è fuori dal Consiglio di sicurezza dell'Onu e sorprenderebbe se perdesse anche questa opportunità» Ma esiste questa alternativa? «Certamente. Dovrebbe essere una persona che ha rapporti personali antichi con le autorità Usa, con i politici europei e con il Vaticano e proprio per questa sua capacità potrebbe svolgere un ruolo positivo per rivitalizzare il rapporto tra Usa, Europa e Vaticano dopo la vicenda della guerra in Iraq». Ha in testa già un nome? «Sicuramente. Per questo importante e delicato compito non posso che pensare al professor Buttiglione. Ma ripeto è fondamentale non perdere questa grande occasione». In questo momento i politici italiani sono forse molto concentrati sulle questioni interne dove polemiche e liti non mancano di sicuro. «Certamente c'è un alto tasso di litigiosità. Il centrosinistra contionua a dimostrare forti tensioni al proprio interno. Paradossalmente lo stesso progetto di lista unica dell'Ulivo per le elezioni europee si sta dimostrando ragione di tensioni e conflitti fra i partiti, e al loro interno. La lotta per la leadership, brutale e senza esclusione di colpi, sembra essere una malattia cronica dell'attuale opposizione dal 1996 a oggi. Nell'interesse dell'Italia è sperabile che lo stesso virus della litigiosità non contagi la maggioranza, chiamata a governare sulla base di un mandato chiaro degli elettori, con un'indicazione esplicita del leader. Mi auguro che il presidente Silvio Berlusconi sappia gestire i conflitti che stanno emergendo, sia fra i partiti della Casa delle Libertà, sia anche - e questa è una novità - nel suo stesso schieramento. Forza Italia è un partito che Berlusconi aveva saputo costruire dal nulla, trasformandolo, dopo la sconfitta del 1996, in una macchina efficientissima e capace di rappresentare senza conflitti, anime diverse: quella cattolica, che in Italia rimane fondamentale, e quella laica. La vittoria del 2001 nasce da questi due aspetti: efficienza e rappresentatività. E siccome, per dirla con una battuta da vecchio napoletano, squadra che vince non si cambia, è difficile capire perché non si possa continuare sulla strada imboccata. La stabilità di Forza Italia significa la stabilità del governo e quindi del Paese. Questo, anche dal punto di vista di osservatori esteri, e degli amici dell'Italia negli Stati Uniti, è importantissimo». Gi. Sa.