Margherita, resta la spaccatura
Quanto a chi nel suo partito non è d'accordo, saranno i numeri a dire l'ultima parola, e cioè il congresso. Franco Marini, a sua volta, ribadisce i motivi del contrasto: la lista unitaria porta con sé il rischio dell'annullamento delle posizioni politiche moderate in un partito unico, il cui baricentro sarà più a sinistra. L'ultima giornata dei lavori della Festa di Lerici conferma che i problemi della Margherita ci sono e sono politici. Marini in mattinata lancia l'allarme sul rischio che l'identità del partito venga annientata. «Stiamo zappando da un pezzo, la Margherita la stiamo coltivando e io la vorrei vedere sbocciare in tutta la sua corolla. Questa è la risposta strategica: il nostro partito - dice - non può essere considerato un albergo a ore». «Sia chiaro - aggiunge - che noi non accettiamo il ricatto di chi dice o fai così o me ne vado, ma vogliamo un luogo democratico di confronto le cui decisioni valgono poi per tutti». La lista unica, dice, è un preludio al partito unico: «Basterebbe un pareggio alle europee che l'onda lunga porta al partito democratico; nessuno può dire che dopo le elezioni si riapre il discorso. Ma noi dobbiamo radicare la nostra realtà e la nostra presenza prima di fare l'unità altrimenti si va all'annessione». Quanto a «passi ulteriori di avvicinamento», a forme di maggiore coesione del centro sinistra, non sono da escludere, dice Marini, ma prima «chiudiamo la fase di costruzione della Margherita: quando decideremo di andare a una maggiore sintesi politica, avremo bisogno della Margherita viva. Lo stesso Rutelli - sottolinea -, al congresso di Parma aveva detto che la Margherita avrebbe avuto lunga vita. Bene, io mi accontenterei anche di una vita media...». Sulla proposta di Prodi leader, «si deve anche rispettare la struttura dei partiti che tiene insieme la politica. Ritengo Prodi essenziale alla nostra politica, è oggetto di attacchi indecorosi e falsi che respingerà, ma mi sembrerebbe naturale discutere della proposta che lui sia il leader». Rutelli replica: non ci faremo egemonizzare dalla sinistra, «non subiamo questo processo ma guidiamolo», discutendo senza però lasciarci andare «ad asprezze tra di noi», come quella di De Mita nei riguardi di Prodi accusato di non capire i processi della politica. Dopo l'attacco di prammatica al governo «di bugiardi e incapaci», l'ex sindaco di Roma giura: «Non si tratta di essere inglobati da qualcuno», la Margherita non vuole «un'alleanza condizionata dalla sinistra radicale o egemonizzata dalla sinistra». E afferma: «La proposta Prodi non ci può spaventare, ci sfida e dobbiamo mettere in fila i pro e i contro e partire dall'Europa su cui si gioca il futuro dell'Italia». Ciriaco De Mita, anche lui dissidente rispetto alla linea Rutelli, commenta: «Sarà il congresso la sede nella quale si confronteranno e si misureranno le opinioni sulla lista unica per le elezioni europee del 2004. Sono un democratico, rispetto l'opinione che prevale anche se so che talvolta a perdere è l'idea giusta e a prevalere è quella sbagliata». E conferma che non rinuncerà «a tutelare la motivazione culturale e l'esperienza politica dei democristiani». D. T.