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Follini: basta veleni e scontri con le istituzioni

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«Non seguiremo chi ha in mente l'urto frontale». Pensioni, riforme ma non con il machete

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In una fase di scontri politici all'arma bianca, Follini, che fra gli alleati di Berlusconi guida la sola formazione che alle recenti elezioni amministrative ha visto crescere i consensi, chiude la Festa del suo partito a Fiuggi e dà il taglio più forte che può rispetto alla politica «estrema». «A chi avesse in mente di avventurarsi verso uno scontro frontale diciamo finora: "Lì non li seguiremo". Il rispetto delle istituzioni a cominciare dal Capo dello Stato, degli avversari, della misura e della differenza è anche rispetto di se e degli elettori a cui noi non verremo meno. Questo è il limite invalicabile che la nostra maggioranza non può attraversare». E sull'episodio dell'intervista del premier allo Spectator, «io apprezzo molto le precisazioni del giorno dopo. Le apprezzo così tanto - dice - che vorrei sentirle anche il giorno prima». «Amichevolmente, rispettosamente, sommessamente a Berlusconi vorrei dire - prosegue - che anche alla sua guida talvolta è più utile qualche leale obiezione rispetto a molte dichiarazioni del nostro amico on. Bondi». Moderazione, quindi, su tutto. Anche sullo scandalo di Telekom Serbia. «Alla maggioranza dico che la Commissione Telekom Serbia non può essere una clava contro gli avversari, all'opposizione che in Italia mai e poi mai si può scambiare una libera Commissione con un tribunale stalinista», dice, e prosegue: «Un partito come il nostro non può che essere garantista. Fassino e Prodi - dice - li considero avversari onesti da combattere con onestà. Ma so anche che Telekom Serbia è stato un pessimo affare per il Paese e so che se fosse capitata a un governo di centrodestra l'opposizione avrebbe trasformato l'Italia in un infinito girotondo». E per ribadire il concetto, «di fronte a noi - aggiunge - non c'è l'esercito comunista, i nipotini di Stalin. Il pericolo comunista che ogni tanto viene evocato, non c'è più. Noi non siamo tra quanti demonizzano l'opposizione, non siamo tra quanti la insultano. Il nostro obiettivo è sconfiggerli in una battaglia democratica, civile, leale, dura quanto basta senza mai lasciare il tessuto connettivo del Paese». Quindi, bisogna «migliorare il clima e rafforzare la coalizione e ciò avviene se si chiude davvero, definitivamente, la stagione delle risse e dei veleni: il Paese non ne può più, francamente anche noi non ne possiamo più». Ancora, moderazione pure sulla riforma delle pensioni: «Va fatta, ma non usando il machete», afferma, serve «una riforma e non uno sfracello». Quanto alla Finanziaria, l'Udc la vuole «equa e la misura decisiva dell'equità è la priorità nei confronti del Mezzogiorno. Non possiamo infatti dare al sud - aggiunge - niente di meno di quegli incentivi agli investimenti e all'occupazione che abbiamo promosso e difeso negli anni scorsi». Un cenno Follini lo fa anche sulla situazione nell'area moderata dell'opposizione. Alla Margherita, dove c'è chi non vuole essere annullato nella sinistra, ricorda che «l'embrione del partito riformista europeo c'è già e si chiama Ds. Mi pare difficile che una scelta di questo tipo la possa fare chi ha militato nella Dc».

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