Previsto confronto con Mares. Paoletti ricoverato per malore. La Procura svizzera: trasmesse tutte le carte pertinenti
Il faccendiere interrogato per otto ore nel carcere di Torino. Il legale: sono state fatte dichiarazioni molto importanti Telekom, dopo gli arresti Marini torna a parlare
«Marini ha fatto dichiarazioni molto importanti - ha detto il legale del faccendiere, Luciano Randazzo -. Da parte della Procura c'è un'accelerazione a 360 gradi, a dir poco vertiginosa». L'interrogatorio riprenderà mercoledì, i verbali di ieri sono stati secretati: «Un atto di estrema serieta» ha commentato Randazzo, che ha aggiunto: «Marini sta bene, ma ha ricevuto minacce, con lettere trasversali». Previsto ora un confronto tra Marini e Thomas Mares, l'imprenditore, arrestato ieri, che è uno dei titolari della «Zara International», società nella quale sarebbero transitate - secondo Marini - le tangenti destinate a politici italiani. Con Mares è stato raggiunto da un ordine di custodia cautelare - il secondo nell'inchiesta - l'ex socio di Marini, l'avvocato romano Fabrizio Paoletti, che alla notizia dell'arresto è stato colto di malore e ricoverato in ospedale. Gli ultimi sviluppi dell'inchiesta, determinati dal confronto di metà agosto tra Marini e Paoletti, avrebbero convinto il faccendiere a rispondere nuovamente ai magistrati mentre appena quattro giorni fa si era avvalso della facoltà di non rispondere, facendo sapere, attraverso il suo legale, «di aver già fornito alla Procura gli elementi di indagine» nell'interrogatorio-fiume dal 26 al 28 agosto. Nei prossimi giorni arriveranno a Roma dalla Svizzera le carte su cui Marini baserebbe le sue accuse. Le autorità elvetiche hanno ribadito ieri che «tutti i documenti pertinenti al caso Telekom Serbia in possesso della Svizzera sono stati trasmessi all'Italia», rispondendo così ai timori espressi dall'avvocato Randazzo, secondo cui la Svizzera non avrebbe trasmesso la documentazione completa. Il portavoce del ministero pubblico della Confederazione, Hansjuerg Mark Wiedmer, ha «smentito categoricamente con ogni energia possibile» le accuse rivolte alla Confederazione di interferenza nell'ordinamento giuridico italiano. «Tra questi documenti sequestrati - ha aggiunto Wiedmer - migliaia non riguardano nè il signor Marini, nè le autorità italiane. Abbiamo fatto una cernita e possiamo affermare con certezza assoluta che tutta la documentazione legata al signor Marini si trova adesso in mano alle autorità italiane». Attorno all'inchiesta prosegue lo scontro politico. Luciano Violante, parlando a una festa dell'Udc a Fiuggi, ha affermato che «i Ds sono disposti a partecipare ai lavori della commissione Telekom-Serbia solo se cambia il clima. I deputati e i senatori dei Ds non hanno partecipato all'interrogatorio a Marini perché lo ritenevano un abuso visto che era stato stabilito fuori dal programma prestabilito». A Fiuggi ha parlato anche il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini: «Capire perché con Telekom Serbia l'Italia abbia concluso un pessimo affare - ha detto - significherebbe non solo fare chiarezza sulla vicenda, ma anche preservare l'interesse nazionale». Marco Rizzo, capogruppo Pdci alla Camera rivolge un appello a Pera e Casini, affinchè «la presidenza delle commissioni parlamentari di inchiesta sia attribuita alle opposizioni. Le commissioni, in particolare quella di Telekom Serbia - dice - sono state del tutto snaturate della loro funzione democratica. Ormai sono diventate strumenti di propaganda della maggioranza per colpire e delegittimare l'opposizione».