De Benedetti vuole la Mondadori di Berlusconi
I magistrati avrebbero scritto un testo che offrirebbe all'ingegnere la possibilità di impugnare il lodo
Da qualche settimana infatti gli avvocati della Cir stanno studiando attentamente la motivazione della sentenza di condanna di Cesare Previti, Vittorio Metta, Renato Squillante & c nel processo correlato al Lodo Mondadori, quello su Imi-Sir. Anche se la materia editoriale sembrerebbe estranea, ben 62 pagine della motivazione di condanna riguardano invece «la causa civile in sede di impugnazione del cosiddetto Lodo Mondadori». Pagine in cui, come confessa a Il Tempo uno dei legali degli imputati, «i magistrati che hanno giudicato Imi-Sir hanno di fatto scritto il testo di un possibile ricorso civile che De Benedetti potrebbe presentare per riaprire il caso Mondadori». E in effetti i magistrati milanesi hanno occupato pagine e pagine per dimostrare tesi che a prima vista sembrano esulare del tutto dalla materia processuale. Destinate però a trasformarsi in un'arma formidabile nelle mani dell'ingegnere Carlo De Benedetti e dei suoi avvocati. Fra l'altro, con una dotta disquisizione giuridica finale, i giudici di Imi-Sir sostengono con dovizia di citazioni giurisprudenziali che De Benedetti potrebbe impugnare per nullità, o meglio ancora in base alla nullità di un preambolo non dichiarato, ma sostanziale, l'atto di transazione Cir-Fininvest che mise fine alla guerra di Segrate. Secondo i giudici Imi-Sir l'avvocato Sergio Erede, legale della Cir, ha spiegato nell'udienza dell'8 febbraio 2002 che «di spartizione si era già parlato anche quando il lodo arbitrale aveva dato ragione a De Benedetti ma che il maggior ostacolo ad una positiva soluzione era sempre stato quello del conguaglio economico che, prima della sentenza della Corte di Appello, era previsto a favore di De Benedetti mentre, a seguito dell' annullamento del lodo arbitrale, partendo Berlusconi da una indubitabile posizione di forza , fu infine stabilito a favore della Fininvest. Ma, ricorda ancora Erede, che altro argomento di contrasto tra De Benedetti e Berlusconi fu quello dell'inserimento, nel preambolo della transazione, dei motivi per cui si addiveniva a tale soluzione. Mentre da parte Cir si insisteva per far riferimento all' esito negativo della causa in Corte d'Appello, da parte Fininvest non se ne volle sapere». Nella sua deposizione Erede aveva aggiunto: «Evidentemente per Cir l'unica giustificazione per fare questo accordo transattivo era il fatto di aver perso, molto inaspettatamente, la causa di impugnazione del lodo. Da parte Berlusconi c'era, invece, una forte resistenza a riflettere questo aspetto, anche se era un dato incontrovertibile, insomma, no?. Invece si voleva, diciamo si portava a motivazione più la nuova legislazione in materia di stampa e di telecomunicazioni, l'incompatibilità prevista dalla "Legge Mammì", tra il possesso di carta di giornale, diciamo, e di reti televisive». Sembra questione di lana caprina, è invece è sostanza. Perché -questo il ragionamento dei giudici Imi-Sir- se all'origine della transazione Cir-Fininvest seguita alla mediazione di Giuseppe Ciarrapico, fosse stato ricordato in premessa che l'accordo era reso obbligatorio per una sentenza favorevole a Silvio Berlusconi, e - come oggi ritengono di provare i giudici - quella sentenza fosse stata comprata, l'accordo di spartizione Mondadori sarebbe oggi annullabile, e la casa editrice potrebbe tornare sotto l'ombrello del gruppo Cir-Espresso. Secondo i magistrati Imi-Sir peraltro «la dottrina e giurisprudenza hanno da tempo elaborato la teoria della "presupposizione" o " condizione non dichiarata o non sviluppata o implicita" che si ha allorquando, da una interpretazione secondo buona fede della volontà contrattuale, risulta che le parti, pur non facendone espressa menzione nel contratto, hanno considerato determinante per la sua conclusione una certa situazione attuale o futura». Quindi quel preambolo non scritto per opposizione di Berlusconi ha valore c