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Nuovo arresto per Paoletti, giallo su 120 milioni di dollari

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Paoletti era già stato arrestato il 10 luglio scorso per truffa, ricettazione e associazione per delinquere nell'ambito di un filone d'inchiesta parallelo a Telekom Serbia. In seguito gli furono concessi gli arresti domiciliari. L'ordine di custodia cautelare è stato confermato dal suo avvocato Titti Castagnino. «Si tratta di fatti già conosciuti dal procedimento - ha commentato - e la drammatizzazione conseguente a questo inatteso provvedimento di custodia cautelare non giova alla genuinità delle indagini. Gli stati emotivi influenzano le fonti dichiarative e danneggiano l'obiettiva ricostruzione dei fatti». «L'avvocato Paoletti - ha proseguito il penalista è un uomo ammalato, frustrato, vecchio e stanco. Chi ha a cuore una obiettiva ricostruzione della verità, soprattutto quando i fatti sono così complessi, deve tener conto anche delle realtà psicologiche». Da indiscrezioni non ancora confermate emerge solo che l'accusa che ha portato in carcere l'avvocato civilista romano sarebbe quella di riciclaggio; non avrebbe saputo spiegare la provenienza di 120 milioni di dollari. Per quanto riguarda l'affare Telekom Serbia, Paoletti ha sempre detto di essere all'oscuro di tutto, tesi che ha ripetuto anche nel confronto, avuto alcune settimane fa nel carcere delle Vallette di Torino, con Igor Marini (nella foto). La vicenda per cui Paoletti era stato arrestato la prima volta nasceva dagli accertamenti sull'operazione finanziaria che nel 1997 portò Telecom Italia ad acquisire una quota della compagnia telefonica jugoslava. Nel carte processuali a disposizione dei magistrati torinesi si parla di prosaici tentativi di mettere a segno delle truffe plurimilionarie attraverso un giro di titoli stranieri, delle «patacche» (secondo l'accusa) israeliane e indonesiane. Intanto, dopo aver risposto, la scorsa settimana, per circa 30 ore alle domande dei pm torinesi, Igor Marini tornerà stamattina di fronte ai magistrati che si occupano dell'inchiesta sull'affaire serbo. Il procacciatore d'affari non ha però ancora deciso se affrontare l'interrogatorio o avvalersi della facoltà di non rispondere come aveva annunciato di voler fare prima della ripresa dell'interrogatorio, fissata per martedì scorso, e poi annullato. Sempre domani il legale di Marini, l'avvocato Luciano Randazzo, presenterà istanza di revoca della misura cautelare in carcere chiedendo che il suo cliente venga rimesso in libertà o che, in subordine, gli siano concessi gli arresti domiciliari. Ma si registra una dura protesta dell'avvocato di Marini, Luciano Randazzo: «Quella della Svizzera è una grave interferenza nell'ordinamento giuridico italiano», afferma in un'intervista dell'Opinione, a proposito dell'invio delle carte dalla Svizzera in Italia. «Non si comprende - spiega Randazzo - perché la Federazione elvetica decida "iure proprio" quali documenti inviare: i pretesti adottati per questa cernita dei riscontri non trova alcun richiamo nella accordi internazionali citati, anzi è una interpretazione lacunosa degli stessi».

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