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Del Ponte: «Qui ci sono carte molto interessanti»

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Carla Del Ponte, capo della pubblica accusa al Tribunale dell'Aja - intervistata da Repubblica - parla del suo incontro con Milosevic a proposito della vicenda Telekom Serbia. «Prima di inoltrare formalmente la rogatoria alla cancelleria del tribunale per la sua esecuzione - racconta, ho preferito spiegare a Milosevic il contesto e l'importanza della sua testimonianza. Per questo (...), dopo aver informato la corte, ho chiesto di conferire con Milosevic per chiedergli se era disposto a essere sentito come teste. (...) ma Milosevic ha manifestato subito il suo rifiuto». «Ho seguito la vicenda (Telekom Serbia) sui giornali - dice Carla Del Ponte - e ho letto con attenzione la rogatoria che spiega nei dettagli cosa sia avvenuto. Mi rendo conto del caso italiano, ma io sto alla documentazione che mi è stata chiesta. Si tratta della documentazione bancaria che è in nostro possesso e che per noi non ha alcuna rilevanza nel processo contro Milosevic, e che anche la commissione parlamentare d'inchiesta voleva ottenere alcuni mesi fa. Si tratta di carte che noi, come procura dell'Aja, abbiamo ricevuto dalla Grecia e per poterle trasferire in un altro paese abbiamo bisogno di un'espressa autorizzazione. I greci vogliono che sia la commissione a fare una domanda diretta. Per la procura di Torino, in quanto autorità giudiziaria, ci saranno meno problemi, e io conto di rispondere il più presto possibile». «Secondo me - sottolinea - sono documenti decisamente pertinenti al caso in questione. Toccherà ai magistrati italiani vagliarne l'utilità. Con Maddalena, del resto, stiamo lavorando per raccogliere tutto quello che potrebbe essergli utile.(...) Di certo non butterei quelle carte nel cestino». Tuttavia, le novità maggiori, per quanto riguarda Milosevic, potrebbero giungere non dall'inchiesta italiana, bensì da quella serba. I magistrati di Belgrado hanno chiesto di poter interrogare il loro ex dittatore. E proprio pochi giorni fa hanno ricevuto l'ok. Adesso, mentre ai magistrati italiani il vecchio Slobo ha risposto «non ho tempo da perdere» e non ha detto una parola, lo stesos ex presidente della Repubblica Federale Jugoslava potrebbe avere un atteggiamento diverso con i pubblici ministeri del suo Paese. Infatti, le toghe di Belgrado indagano soprattutto sulla destinazione finale dei soldi pagati dagli italiani per l'affare, che sarebbero serviti per pagare stipendi e pensioni di dipendenti pubblici e militari. Una parte invece sarebbero serviti per non meglio precisate «grandi imprese». Proprio per questo, l'ex dittatore potrebbe adesso essere interessato a fare luce, davanti al Paese, sul caso, spiegando che fine hanno fatto quei soldi. In questo contesto, è probabile che dia qualche elemento utile per gli italiani.

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