Niente riforma nella finanziaria. Smentiti blocco delle «finestre» e aumento dell'età
E per alzare l'età pensionabile si pensa a dei maxi-incentivi per chi, pur avendo maturato i requisiti per la pensione, decidesse di restare al lavoro: 30% per i lavoratori oltre i 57 anni, 2,7% per le imprese. Queste le poche indiscrezioni trapelate al termine del secondo vertice a quattro, dopo quello di lunedì scorso, tra Giulio Tremonti, Roberto Maroni, Gianni Alemanno e Rocco Buttiglione. I ministri dell'Economia, del Lavoro, delle Politiche agricole e di quelle comunitarie hanno lasciato la riunione confermando la schiarita. Maroni se n'è andato per primo, diretto in Turchia per impegni istituzionali. Ma ha fatto sapere di essere molto soddisfatto. Il mancato inserimento nella finanziaria di interventi sulle pensioni rappresenterebbe un chiaro successo politico della Lega, che da sempre sostiene che la riforma previdenziale debba essere attuata mediante la legge delega all'esame del Parlamento. Per il suo collega Alemanno «i lavoratori possono stare tranquilli. Gli allarmismi di chi vuole lo scontro sociale si dimostreranno infondati. Dopo il vertice dei leader ci sarà la convocazione del tavolo con le forze sociali». Molto sulle sue invece Buttiglione, che ha dichiarato: «Stiamo lavorando alacremente. Parlare di accordo mi sembra francamente prematuro». A questo punto, Maroni ha rilasciato ulteriori dichiarazioni, dicendo che l'accordo è vicinissimo, che la Lega è soddisfatta, e che non ci sarà nessun blocco delle finestre per andare in pensione. «L'accordo è vicinissimo ma - ha chiarito Maroni - non c'è su tutti i temi all'ordine del giorno della riunione. Ma c'è sulle pensioni. Io sono soddisfatto di come è andato il confronto sulla previdenza perchè la soluzione individuata soddisfa tutti e in primo luogo la Lega». «L'accordo - ha proseguito il ministro - smentisce tutte le indiscrezioni allarmistiche. Ieri quella del Corriere della Sera che parlava di blocco delle finestre che invece non ci sarà. Oggi quella del Sole 24 Ore che dà per certo un intervento forzoso sull'aumento dell'età minima di pensionamento a 60 nel 2005. Tutte invenzioni che smentisco. Nulla di tutto questo avverrà. Non entro nel merito - aggiunge - ma posso dire che l'accordo nella previdenza si sta definendo e che è un accordo di cui siamo molto soddisfatti». Il ministro del Welfare ha quindi sottolineato che il «vertice è andato come doveva andare. Bene», e che tra i ministri della maggioranza «c'è stata piena sintonia». È vero comunque che sugli altri temi del confronto «ci sono ancora punti da definire». In Finanziaria, quindi, non ci sarà la riforma delle pensioni che resterà all'interno della delega ferma al Senato ma la manovra del 2004 potrebbe contenere il superbonus che aumenta la busta paga del 32,7%, proposto dallo stesso ministro Maroni. È possibile dunque che i quattro ministri debbano vedersi ancora lunedì prossimo per ulteriori limature. Questo ulteriore incontro peraltro non è ancora stato confermato ufficialmente. In un secondo momento, ci sarà la presentazione dell'accordo alle forze della maggioranza. In attesa di saperne di più, i sindacati non mollano la presa, confermando timori e perplessità e ribadendo i punti per loro indispensabili per sottoscrivere un accordo. Se il governo puntasse ad un innalzamento obbligatorio dell'età pensionabile «la reazione del sindacato sarà inevitabile» ha fatto sapere la Uil in una nota diffusa al termine della segreteria. Si può discutere solo di incentivi per alzare l'età pensionabile. Il sindacato guidato da Luigi Angeletti ha anche ribadito che il sistema previdenziale è già in equilibrio, grazie alla riforma Dini: «l'auspicata separazione dei conti dell'assistenza da quelli della previdenza renderebbe ancor più evidente lo stato di equilibrio conseguito». Anche Savino Pezzotta ha ribadito il suo pensiero: «Stiamo assistendo a un gioco di cui non ne capisco la razionalità. Se un ministro della Repubblica (Umberto Bossi n.d.r.) ha detto che prima bisogna fare il federali